Eravamo partiti un po’ prevenuti verso il Vietnam. Ci aspettavamo un paese molto, troppo turistico ma quello che abbiamo scoperto giorno per giorno ci ha fatto cambiare idea. Il Vietnam è certamente uno dei paesi più visitati del Sud Est Asiatico, ricco di turisti, expat e digital nomads che godono delle sue infrastrutture e dei luoghi da cartolina che offre, ma nasconde anche molti tesori ignorati dai più e un popolo la quale resilienza ci ha stupiti. I Vietnamiti sono affabili ossi duri: la loro dignità e cortesia nascondono un certo distacco che per noi è stato un po’ doloroso inizialmente ma che abbiamo imparato a leggere e comprendere come attaccamento alla loro comunità. Una volta superato (raramente) questo muro, esso può svelare un calore umano e un altruismo travolgenti.
Il Vietnam è un paese “zero-sbatti” per quanto riguarda i visti.
Per i primi 15 giorni nel paese non serve il visto, quindi per la classica vacanza di natale o estiva è possibile partire senza pensieri! Se volete rimanere nel paese un po’ di più (permanenza da 15 a 30 giorni) per entrare nel paese basta l’e-visa che si richiede online, e si ritira in aeroporto. Se questo è il vostro caso potete leggere questo post e iniziare a preparare i (pochi) documenti necessari.
Fermi tutti, arriva il Tet
Il Tet è il Capodanno vietnamita che viene calcolato, come quello cinese, sulla base del calendario lunare e cade tra il 19 gennaio e il 20 febbraio del calendario occidentale. L’aspetto interessante del Tet è che non segna solo il nuovo anno e l’arrivo della primavera, ma anche il compleanno di tutti i vietnamiti che contano la loro età (e invecchiano) secondo la cadenza del Tet e non secondo il giorno di nascita. Il Tet è anche un po’ il Natale vietnamita perchè è in questa occasione che le famiglie si riuniscono per mangiare insieme e scambiarsi regali (sotto forma di denaro, ben celato in buste rosse che oggigiorno viaggiano anche su app di messaggistica come WeChat). Anche agli antenati (che risiedono nell’altarino presente in tutte le case e anche nei negozi) spettano di diritto doni speciali quindi si può dire che il Tet rappresenti anche il Giorno dei Morti per i vietnamiti.

Codaismo, particolare religione diffusa in vietnam

Ai vietnamiti piace decisamente reinterpretare e sincretizzare e lo dimostra il fatto che qui sia nato e diffuso il Codaismo (anche detto caodaismo o Cao Đài), un culto sincretico sviluppatosi a partire dalla fine degli anni 20 del novecento nel sud del Vietnam e che oggi conta più di 7 milioni di fedeli nel solo Vietnam. Chi venerano i codaisti? Gesù Cristo, Buddha, Confucio, Allah, Mosé e poi anche… Cartesio, Giovanna D’Arco, Victor Hugo e Lenin!
Nel caodaismo Dio viene rappresentato come un occhio divino. I fedeli pregano come cattolici, sono vegetariani come alcuni buddhisti, venerano gli antenati (come tutti i vietnamiti) e sono alla ricerca del samsara come gli induisti. Il tutto shakerato in salsa technicolor nei loro edifici di culto a metà tra la struttura delle chiese cattoliche di stampo coloniale e i templi buddhisti.
Funerali
Se incontrate per strada un bus decorato e colorato da cui lanciano soldi con un sottofondo musicale festoso non è il carro pubblicitario di una sagra locale, ma un funerale! Ci è capitato di incrociare carri funebri diverse volte durante il viaggio in Vietnam, ma la prima non riuscivamo proprio a capire cosa stesse succedendo. Abbiamo quindi iniziato a seguire quella sorta di pulmino carico di persone e fiori che lanciava soldi finti dorati irradiando musica scatenata a tutto volume. Ci domandavamo cosa fosse: pubblicità? elezioni in vista? Un circo? Finchè non abbiamo raggiunto un grande cimitero dove ci siamo fermati e abbiamo visto la bara che veniva scaricata. Siamo rimasti ad osservare per qualche minuto, poi i parenti del defunto ci hanno invitati ad avvicinarci al centro dell’azione e… a fotografare!
Ebbene si, per i vietnamiti il funerale è un momento conviviale; tanto conviviale che i cari dell’estinto ci hanno ficcato in mano un Banh Mi (panino vietnamita) e ci hanno invitati a mangiare, mentre la salma veniva cremata e poi accompagnata dalla famiglia alla sepoltura. Solo a questo punto abbiamo visto scorrere qualche lacrima fra i parenti più stretti, che accompagnavano le ceneri mentre tutti gli amici e i conoscenti tornavano verso casa.

Anche per le etnie locali il funerale sembra assumere questo tipo di connotazione. Durante il nostro tour, accompagnati dalla guida Nhi, siamo stati fermati da una famiglia chiaramente intenta a “festeggiare” qualcosa nel cortile di casa in uno dei villaggi di Kon Tum. In realtà era in corso l’ultima fase dei lunghissimi funerali tradizionali di questa tribù, che prevede: cibo a volontà e ancora più alcool! Anche loro ci hanno invitati a bere dalla grande anfora comune ricolma di grappa di riso!
Se volete saperne di più sulla nostra rincorsa al carro funebre lungo la via tra Can Tho e Chau Doc, cliccate qui.
Se invece volete sapere che cosa abbiamo combinato al funerale animista a Kon Tum, cliccate qui.
Perchè ci sono così tanti motorini?
La prima cosa che noterete all’arrivo in Vietnam è la presenza pervasiva e quasi esclusiva dei motorini. Tutti si muovono con questo mezzo perchè le macchine sono piuttosto rare in questo in paese. Il motivo è molto semplice: le tasse sull’acquisto di auto sono inaffrontabili per i più. La tassa d’importazione sui veicoli era (n.b. dati relativi all’anno 2016) del 60% e a questo va ad aggiungersi una tassa del 70% se l’auto è importata.
Hang Son Doong: la grotta più grande del mondo
Hang Son Doong è considerata la grotta più grande del mondo e si trova in Vietnam, più precisamente nel parco nazionale di Phong Nha-Ke Bang, in mezzo alla giungla, ed è stata scavata da un fiume sotterraneo. La grotta in alcuni punti è alta 180 metri e si sviluppa per circa 4 km e mezzo, ma non si esclude che esistano altre diramazioni inesplorate. La sua grandezza e la presenza di doline ha permesso il crearsi di un microclima (vi si formano nebbie, nuvole e piogge) che ha favorito la nascita di una vera e propria foresta pluviale al suo interno. Date un occhio qua!
Vi è un solo tour operator (Oxalis Adventure Tours) abilitato ad accompagnare in grotta i visitatori. Il faticoso trekking di più giorni (fino a 4) che porta i visitatori nel cuore della grotta può costare fino a 3000 dollari e va prenotato con largo anticipo: nel momento in cui scriviamo questo post (Luglio 2018) sono state aperte da poco le prenotazioni da gennaio 2019 ad agosto 2019 e le date sono già limitate. I tour più semplici partono da 70 dollari e possono essere prenotati con meno anticipo dal sito del tour operator.
Lo street food è uno stile di vita
Il Vietnam è considerato la patria dello Street Food a ragion veduta e non solo per l’ottimo cibo di cui vi abbiamo parlato profusamente in questo post. In questo paese la vita si svolge su marciapiedi affollati, pieni zeppi di negozietti, caffè e ristoranti. Nelle città i vietnamiti amano bere il loro caffè (o la birra Bia Hoi) e mangiare seduti sulle seggioline di plastica al bordo della strada, osservando il via vai di persone, motorini e macchine. Tutti i ristoranti al primo piano sono aperti sulla strada. Allo stesso modo, nel sud del paese pullulano i vong caffè (caffè amaca) ai bordi delle strade, anche loro senza pareti, che garantiscono la vista su ciò che accade intorno. Vicino ad Hanoi abbiamo persino visto una teahouse senza pareti sotto il cavalcavia di una strada a scorrimento veloce, autogrill ante litteram! Chiaramente qui – complice il clima – la socialità è un affare pubblico e spesso si concentra intorno al cibo.
Caffè
In vietnam il caffè racconta molto di più di quanto si possa immaginare: il passato coloniale, la resilienza dei vietnamiti e la loro inventività. Ne abbiamo parlato qui.

I giochi sono una cosa seria
I vietnamiti la prendono sul serio anche quando si parla di giochi, come ad esempio con gli scacchi cinesi, giocati dai più anziani, proprio come succedeva in Yunnan. Ma il gioco che più ci ha stupito è il “Non ti arrabbiare” (lo avrete sicuramente giocato da bambini o quantomeno visto da Tiger dove viene chiamato LUDO): ebbene si, questo gioco tedesco qui viene giocato nei bar con la foga delle partite di poker, bevendo birra e scommettendo! Non ci potevamo credere XD

Dove sono i poveri?
La nostra impressione, dopo un mese in Vietnam attraversato da sud a nord, è che in questo paese non esistano poveri. O meglio: che la povertà sfacciata e dolente di cui siamo stati testimoni in paesi come le Filippine, l’India e il Myanmar qui non ci fosse. Per le strade nessuno chiede elemosina e i più poveri (ragazze madri, persone diversamente abili, anziani mutilati) vengono addetti alla vendita di biglietti della lotteria che garantiscono loro un minimo introito raggiunto con dignità.
Se all’inizio degli anni novanta il 60% della popolazione era sotto la soglia della povertà, già nel 2010 la percentuale era scesa sotto al 20%. Oggi si stima che i vietnamiti sotto soglia di povertà siano il 5 o 6% (alcune fonti del 2015 affermano sotto il 5%); anche gli abitanti i più poveri (le minoranze etniche di Kon Tum e Ha Giang) hanno un tetto dignitoso sopra la testa e tendenzialmente possono contare sull’elettricità e l’acqua corrente. Siamo consapevoli che gli stipendi qui siano bassissimi (possono arrivare a 1500 € l’anno) e che sia ancora un regime comunista, quindi poco incline a mettere in piazza i problemi, specialmente con i turisti, ma è stato decisamente una sorpresa scoprire questa apparente serenità in un paese che ha sofferto una guerra devastante come lo è stata quella del Vietnam.
