Questo è un post dedicato a tutti quelli che sono curiosi di visitare il Tagikistan e l’Altopiano del Pamir. Il Tagikistan è, secondo noi, uno dei paesi più ospitali del mondo insieme all’Iran.
Confina a nord con il Kazakistan, a est con la Cina, a sud con l’Afghanistan e ovest con l’Uzbekistan. Qui ci siamo sentiti accolti, curati e mai per un secondo ci siamo sentiti in pericolo. Se desideri organizzare un viaggio 100% fai da te, qui troverai tante informazioni utili.
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Ma passiamo alle 10 domande fatidiche:
1. Il Tagikistan è un paese sicuro?
Probabilmente avrai sentito parlare dell’attacco avvenuto nel luglio 2018 ai danni di quattro ciclo-turisti (il primo mai avvenuto in questo paese) e ti starai domandando: sarà davvero sicuro il Tagikistan?
Noi abbiamo visitato il paese nel settembre 2018 e possiamo parlare solo della nostra esperienza personale. Ci sentiamo di dire che non abbiamo percepito in nessun momento alcuna sorta di pericolo in questo paese.
Siamo stati ospitati a casa di sconosciuti, abbiamo fatto autostop nel Pamir, abbiamo percorso a piedi l’area di confine tra il Tajikistan e il confinante Afghanistan nella valle del Wakhan, abbiamo visitato città, mercati e campagne e fatto Couchsurfing. In più di due settimane di viaggio non abbiamo mai avuto alcun tipo problema.
Nemmeno durante i nostri incontri con le guardie di frontiera – che vengono spesso additate come fortemente corrotte e inclini a richiedere “piccoli contributi in denaro” – abbiamo avuto brutte esperienze; anzi, abbiamo rischiato di dover accettare la loro ospitalità e il loro tè per una notte al confine tra Kirghizistan e Tajikistan e ci è stato offerto da uno di loro addirittura un pranzo! Che questo dipenda dall’istituzione della Tourist Police voluta dal presidente dopo l’attacco del Luglio 2018? Può essere ma tendiamo a giustificarlo con l’incredibile ospitalità del popolo Tagiko.
La cosa più pericolosa, a nostro parere, è l’altitudine e il conseguente rischio di contrarre l’altitude sickness (AMS o mal di montagna) sull’altopiano del Pamir. Tieni presente che arrivando dal Kirghizistan si attraversa il passo Kyzyl-Art a 4250 metri, si sale poi fino a 4655 metri e le prime due cittadine – Kara Kul e Murghab – si trovano rispettivamente a 3900 e 3618 m di altitudine. Per dare un riferimento di grandezza, la cima del Monte Bianco è a 4.696 metri.
Anche il rischio di intossicazioni alimentari è sempre dietro l’angolo, specialmente nelle zone remote del Pamir dove le condizioni igieniche tendono a essere più scarse. Se il rischio di subire un attacco terroristico non è più alto che a New York o Parigi, portare Imodium e antibiotici a largo spettro è consigliabile, così come è d’obbligo partire con una buona assicurazione sanitaria.
2. Serve un visto per visitare il Tagikistan e l’altopiano del Pamir?
Si. Per visitare il Tajikistan serve un visto e, in aggiunta, serve un permesso speciale (il GBAO) per percorrere la Pamir Highway perchè si trova all’interno della regione autonoma del Gorno-Badakhshan. La notizia positiva è che c’è una procedura di e-visa veloce e semplice per entrambi.
Qui abbiamo spiegato approfonditamente come richiedere l’e-visa:
3. Valuta, cambio e bancomat: tutto quello che dovete sapere prima del vostro viaggio in Tagikistan e sull’altopiano del Pamir
La valuta corrente in Tagikistan sono i Somoni (detti TJS). Puoi controllare il tasso di cambio aggiornato qui; nel momento in cui scriviamo 1 € equivale a 10,64 somoni.
Se si entra in Tajikistan dal Kirghizistan per percorrere la Pamir Highway non è affatto scontato ottenere dei Somoni immediatamente. La prima banca si trova a Murghab, ma quando ci siamo arrivati non funzionava e di conseguenza abbiamo dovuto cambiare un po’ dei nostri euro a un tasso di cambio vergognosamente sfavorevole presso il Pamir Hotel.
La prima città degna di questo nome per la disponibilità di servizi essenziali è Khorog, dove siamo effettivamente riusciti a ritirare ad un buon tasso alla banca FMFB.
La buona notizia è che almeno fino a Murghab è possibile utilizzare ancora i Som Kirghizi per pagare, in quanto la città è molto più vicina al Kirghizistan che al resto del Pamir e del Tagikistan (sia come posizione che come etnia) e intrattiene scambi commerciali soprattutto con le cittadine oltre il confine. Ritirare dei Som Kirghizi prima di partire da Osh è quindi la cosa migliore da fare, nell’attesa di arrivare a Khorog e ritirare valuta locale.
A Dushanbe è sicuramente possibile ritirare all’Atm Kazkom disponibile all’interno dell’Hotel Sheraton. Con Revolut il cambio è stato ottimo e non abbiamo pagato commissioni.
Portarsi dietro sempre contante sufficiente è fondamentale in Tagikistan, in quanto è raro poter pagare con le carte di credito negli hotel e nei luoghi di ristoro persino nelle grandi città.
4. SIM e telefonia in Tagikistan
Possedere una scheda SIM può essere utile in Tagikistan, soprattutto se si considera che – soprattutto nel Pamir – non tutti gli hotel sono dotati di connessione wi-fi e anche quando è disponibile, non sempre funziona.
La scheda SIM che abbiamo utilizzato durante la permanenza in Tagikistan l’abbiamo acquistata a Khorog in un negozio della compagnia Megafon che si trova sulla via principale della cittadina.
Dei paesi dell’Asia Centrale il Tagikistan è sicuramente quello in cui Internet Mobile costa di più. Abbiamo dovuto ricaricare diverse volte la scheda visto che i pacchetti di dati disponibili erano molto limitati. Ad ogni modo, per un paio di settimane di utilizzo abbiamo speso una decina di euro.
Acquistare le schede telefoniche è meno facile che in altri paesi, ma comunque molto veloce e poco macchinoso. Basta mostrare il proprio passaporto per poter ricevere una scheda nuova di zecca da una delle compagnie attive nel paese: Megafon, Beeline e T-cell sono le più diffuse.
5. Altopiano del Pamir e Tagikistan: bozza per un itinerario sulla Pamir Highway e oltre
In Tajikistan ci siamo concentrati principalmente sull’altopiano del Pamir, che abbiamo attraversato in parte in autostop e in parte con i taxi condivisi.
Il nostro itinerario è stato il seguente:
Abbiamo poi visitato due città molto diverse tra loro:
Da Khujand abbiamo preso un bus che ci ha portati nella capitale dell’Uzbekistan.
L’Altopiano del Pamir e la Pamir Highway
L’Altopiano del Pamir si può affrontare in due versi opposti: dalla capitale del Tagikistan Dushanbe verso Osh in Kitghizistan oppure nel verso opposto, che è quello che abbiamo seguito noi partendo da Osh. Il tratto Osh-Khorog è lungo 730 km mentre da Khorog a Dušanbe ci sono altri 520 km.
La maggior parte dei turisti che visitano l’altopiano del Pamir ricadono sotto le categorie seguenti: i cicloturisti, viaggiatori indipendenti dotati di 4×4 e gruppi accompagnati (stile Avventure nel Mondo). E poi ci sono i pazzi autostoppisti, cioè noi. Come abbiamo già raccontato nel post dedicato al Kirghizistan, secondo la nostra personale esperienza non è facilissimo fare autostop se si arriva dal Kirghizistan.
Per attraversare l’altopiano da Murghab a Khorog (la cittadina più grande del Gorno Badakshan) le strade solitamente scelte da chi si avventura sull’altopiano del Pamir sono due: una passa da Langar, Bibi Fatima, Iskhasim mentre l’altra è il percorso classico della Pamir Highway M41. Entrambe le strade sono quasi completamente sterrate o, come minimo, sono piene di buche (o forse sarebbe meglio chiamarli crateri) provocati dal passaggio dei camion e la cattiva manutenzione. Le strade possono talvolta essere chiuse in parte a causa di frane e eventi atmosferici.
Karakul è il primo centro abitato che si incontra una volta attraversato il confine Kirghizo. Un luogo isolato, solitario e desertico dove la campana della scuola fa sobbalzare nel silenzio, e il lago riluce a poca distanza, mentre il sale si alza dal terreno giallo. La popolazione qui è ancora principalmente Kirghiza.
Molti kilometri separano questo paesino dalla prima cittadina in grado di offrire i basilari servizi: Murghab. Anche Murghab è alquanto semplice e scostante. Il suo sfornito mercato, fatto di container, è il luogo d’incontro dei taxi condivisi diretti a Osh e Khorog. I tratti sono ancora quelli kirghizi qui, la sensazione di essere ai confini del mondo è fortissima e sconfortante e proprio per questo emozionante.
All’altro capo Khorog è il capoluogo del Gorno Badakshan. Si tratta della città più degna di questo nome nel Pamir, vista la presenza di innumerevoli infrastrutture: banche, hotel e sopratutto ospedali, centri culturali e università.
Spicca su tutte l’Aga Khan International University fortemente voluta qui dall’Aga Khan Development Network. Una caratteristica molto importante di buona parte degli abitanti del Pamir è la loro appartenenza al gruppo ismaelita dei mussulmani sciiti; l’Aga Khan è la loro figura di riferimento – una sorta di Papa – che in Tagikistan nel Pamir ha assunto un ruolo ancor più rilevante in quanto è grazie agli aiuti umanitari giunti dall’Aga Khan Foundation che i Pamiri sono sopravvissuti alla guerra civile e che oggi la zona isolata può contare su un certo numero di infrastrutture di base e culturali altrimenti impensabili.
A pochi passi dalla città un punto di interesse può essere Garm Chasma, caratterizzato dalla presenza di terme naturali simili alle formazioni calcaree di Pamukkale in Turchia.
La valle del Wakhan è l’area più verde e accogliente dell’altopiano del Pamir che abbiamo visitato e si è formata in prossimità del fiume più l’ungo dell’Asia Centrale, il famoso Amu Darya (l’Oxus dei Greci e dei Romani). Questa zona è un crocevia di confini: qui si affiancano il Tajikistan, il corridoio del Wakhan afghano, il Pakistan e la Cina ed è facile capire perchè uno dei rivoli della via della seta vedesse proprio qui uno dei suoi svincoli. In tutte queste aree si parla Wakhi (una lingua di origine persiana) e la popolazione è mussulmana ismaelita.
Iskashim è una cittadina relativamente grande sulla strada che passando da Khorog va a Murghab attraverso la valle del Wakhan. Il toponimo è uno dei più noti fra i viaggiatori perché qui si trova il confine con l’Afghanistan e nel fine settimana si svolge il mercato settimanale durante il quale il ponte che separa l’Iskashim Tagika e l’Iskashim Afghana (che una volta erano una città unica) diviene centro di scambio di merci fra cittadini dei due paesi, e i viaggiatori possono accedere al ponte-confine senza fare alcun visto. Se si vuole attraversare e entrare a tutti gli effetti in Afghanistan per visitare il corridoio del Wakhan è possibile fare il visto a Iskashim; il tempo richiesto è di un paio di giorni e il costo è di circa 150 dollari americani.
Attraversare la valle del Wakhan, con il suo paesaggio che cambia ogni paio d’ore e il fiume sempre presente, è di per se’ motivo sufficiente per arrivare fino a qui. I luoghi di maggiore interesse da raggiungere dal punto di vista storico culturale sono lo Yamchun Fort e le Bibi Fatima Hot Springs, luogo dal supposto potere taumaturgico in grado di curare l’infertilità, che si trovano a pochi kilometri di distanza l’uno dall’altro. Le acque curative sono molte lungo la valle, e noi (copiando una nostra compagna di viaggio Tagika) abbiamo deciso di fare una fermata improvvisata tra Korogh e Iskashim per passare una notte in un vecchio Sanatorio dotato di acque termali curative per gli occhi che si trova qui.
Se dovessimo dire cosa ci ha colpito di più di queste zone, è l’incredibile accoglienza dimostrata da perfetti sconosciuti nei nostri confronti. Ed è tutto dire, se si considera che qui abbiamo anche visto alcuni dei paesaggi più incredibili mai sfiorati con i nostri occhi in viaggio.
La capitale del Tagikistan Dushanbe
Dushanbe non ha la folle architettura rutilante di Astana, ne’ la brillante atmosfera di alcune vie di Bishkek e nemmeno l’ottimismo e la consapevolezza che il paese sta cambiando di forma ed essenza che si respira a Tashkent.
Dushanbe è una capitale che ancora non ha capito dove la sta portando la storia e proprio per questo è estremamente interessante da vivere e osservare.
Qui si crogiolano tutte le contraddizioni di questo paese tra palazzi istituzionali monumentali e tirati a lucido, parchi dove le rose crescono miracolosamente sotto il sole cocente, pennoni inspiegabilmente alti a far battere al vento (artificiale) la bandiera nazionale, giovani abitanti che girano per la città con la camicia d’obbligo per chi frequenta le lezioni universitarie, una stazione dei treni nuovissima dove di treni ne passano molto pochi e mercati brulicanti di vita e odori usciti direttamente dal medioriente.
A Dushanbe si trova uno dei mercati più grandi dell’asia centrale, il Kovon Market. Ci eravamo innamorati dell’abito tipico indossato da quasi tutte le donne Tajike e qui abbiamo potuto scegliere le stoffe e farcene confezionare uno da delle sartine che, nel paio di incontri che sono stati necessari per ultimare l’opera, ci hanno coccolati con te’ e dolci e raccontato delle loro famiglie. Anche in città l’accoglienza persiana del popolo tagiko non è mancata!
Dopo quasi due mesi tra Kirghizistan e Tagikistan, paesei ricchissimi di montagne e paesaggi stupendi ma meno forniti di siti storici, siamo rimasti affascinati dall’idea di visitare la fortezza di Hisor, situata a 30 km dal centro, e ne è decisamente valsa la pena!
A Dushanbe ci sentiamo di consigliarvi di pernottare al Sakho Hostel. Si tratta di un ostello molto economico che sarà particolarmente comodo per chi parte o arriva dal Pamir. Si trova proprio dove i taxi condivisi in arrivo e in partenza si fermano e poco distante dal centro della città.
Il Nord tra Khujand e Istaravshan
Khujand – già Leninabad, e prima ancora O‘ratepa – è una frizzante città universitaria nel nord ovest del paese e la seconda per grandezza assoluta nel paese dopo la capitale. L’occasione di visitarla è stata creata dalla possibilità di conoscere Farrukh, un Couchsurfer super entusiasta che ci ha ospitati e ci ha fatto da guida e dal fatto che da Khujand da poco partivano dei comodi bus diretti per Tashkent. Khujand ha un bel parco nuovo di cui i locali vanno orgogliosi e frequentano, il parco Somoni, un centro storico che vanta il grande Bazar in stile più sovietico che mediorientale e il bel Mausoleum of Sheik Muslihiddin, struttura che fa già sognare di Samarcanda.
A circa 70 km da Khorog si trova Istaravshan. Istaravshan è una delle città più antiche del paese che conta una storia di 2500 anni iniziata con la fondazione da parte dell’Achemenide Ciro.
Nel nord del paese è anche consigliabile avventurarsi alla scoperta dei Seven Lakes. Noi purtroppo non li abbiamo mai visitati ma abbiamo scoperto – grazie alle foto del nostro amico Farrukh – che spesso guida lì turisti e couchsurfers.
6. Mezzi di trasporto in Tagikistan e sull’altopiano del Pamir
Affitto auto 4×4 con o senza conducente
Si tratta delle modalità scelte da molti turisti per muoversi in Tagikistan, specialmente per coloro che hanno come obiettivo l’esplorazione della Pamir Highway. Il costo si aggira intorno ai 50 € al giorno per l’affitto di un fuoristrada 4×4 senza conducente. Non avendo utilizzato questa opzione, non siamo in grado di fornire informazioni approfondite. Le strade, in alcuni tratti, non sono asfaltate. Va prestata molta attenzione a potenziali frane e ai tratti ripidi, ma in generale guidare in autonomia è fattibile ovunque, anche nel Pamir. Raccomandiamo di rimanere in costante aggiornamento sullo stato delle strade, in quanto sono spesso soggette a smottamenti e talvolta vengono chiuse senza preavviso.
Maršrutka
Questo è il mezzo più economico e flessibile per muoversi su tratti brevi, medi e lunghi in Asia Centrale. Come funziona? Se i tratti da percorrere sono molto lunghi è importante partire al mattino presto (verso le 8). Partendo presto è più facile riuscire a trovare in breve tempo un taxi condiviso e arrivare con la luce del sole a destinazione. La zona da cui partono i taxi condivisi normalmente si trova vicino a un mercato o a stazioni di bus e treni. Quando si è lì si cerca il primo taxi in partenza. Per quanto riguarda il prezzo, è possibile contrattare ma è bene prima informarsi (magari chiedendo in ostello) sul costo e sul luogo di partenza.
PRO TIP:
Se arrivi dal Kirghizistan per raggiungere Murghab nel Pamir, tieni presente che solo da Osh partono maršrutka che permettono di attraversare il confine e raggiungere Murghab, la prima vera cittadina del Pamir. Dato che le maršrutka solitamente partono solo quando sono piene può risultare difficile e costoso riuscire a trovare una maršrutka che porta solo da Sary Tash a Murghab e per questo ti sconsigliamo di cercare di intercettare un taxi condiviso a Sary Tash, ammenochè strettamente indispensabile. Sary Tash e Sary Moghul sono utili tappe per coloro che viaggiano in auto o bicicletta, ma sono mete che possono porre non pochi problemi logistici a chi viaggia con i mezzi pubblici.
Le maršrutka sono un’esperienza straordinaria. Ti troverai immerso nella cultura locale, in compagnia solitamente di famiglie e vecchie signore. Ti avvisiamo: dopo un pò comincerai ad odiarle, perché le nonnine si fermeranno ad ogni piccolo emporio sulla via, approfittando del viaggio per fare acquisti. Abbiamo visto caricare pentole e persino una cassapanca sul tetto del nostro taxi condiviso! XD
Armati di pazienza, aspettati potenziali stop imprevisti per una rottura al motore o per un pasto. Lasciati trasportare dagli eventi, guidare dai tuoi compagni di viaggio e stupire dai paesaggi.
PRO TIP:
Contratta in maniera il più esaustiva e chiara possibile il prezzo che dovrai pagare, onde evitare discussioni al momento del pagamento (che talvolta è all’arrivo).
Per esempio, se siete in due a viaggiare, chiarisci subito se il prezzo è per uno o per due viaggiatori (sembra una cosa ovvia, ma non lo è).
Autostop sull’altopiano del Pamir
In Asia Centrale è piuttosto comune fare autostop, vista la scarsità di mezzi pubblici che sono disponibili in determinate zone del paese. Come per i taxi condivisi, è importante partire presto al mattino (verso le 8) per riuscire a trovare un passaggio.
Nel Pamir, in modo particolare nella zona che va dal confine con Kirghizistan a Murghab e poi a Khorogh, fare autostop è alquanto difficile. Il numero di automobili che passano su questo tratto di strada è scarso anche d’estate (figuriamoci durante l’inverno). Però noi l’abbiamo fatto, ed è stata una delle avventure pià memorabili dal nostro viaggio! Paradossalmente, è stato molto più facile fare autostop nella verdeggiante e isolata valle del Wakhan. Abbiamo viaggiato su una varietà di mezzi variegata: camion giganti, vecchi camioncini sovietici carichi all’inverosimile di oggetti animali e persone, jeep di altri turisti e auto che seguivano una transumanza. L’avventura non mancherà certamente se sei disposto a fare autostop in Tajikistan.
In Tagikistan non ci è mai stato chiesto alcun contributo in denaro per i passaggi ricevuti, e addirittura alla fine di un autostop siamo stati invitati a dormire nella casa di un simpatico signore. Ad ogni modo, ricorda sempre che viaggerai in un paese povero, dove lo stipendio può essere anche di soli 40 € al mese, quindi è buona regola – se ti viene permesso – di lasciare ai tuoi ospiti un piccolo contributo.
In bicicletta e moto sulla Pamir Highway
Durante il nostro viaggio in Tajikistan – e in modo particolare nel Pamir – ci è capitato di conoscere molti ciclisti intenti a sfidare la Pamir Highway e un numero più limitato di motociclisti.
La bellezza dei paesaggi e il suo fascino remoto, rendono il Pamir la meta perfetta per gli avventurieri su due ruote. Non possono certo farsi mancare la seconda autostrada più alta al mondo dopo la Karakorum Higway!
Autobus
L’unico bus di linea che abbiamo preso in Tajikistan è stato quello che da qualche tempo unisce la frizzante Khujand nel nord del paese a Tashkent in Uzbekistan.
7. Storia del Tagikistan… spiegata semplice
Grazie alla complessa storia del paese il profilo etnico della nazione è alquanto variegato: nel Gorno-Badakhshan comprende le minoranze che parlano lingue iraniane (Wakhī, Shughnī, Rōshānī, Khufī, Yāzgulāmī, Ishkashimī e Bartang). Un gruppo piccolo ma interessantissimo insediato nelle valli del Pamir sono gli Yaghnābīs, gli ultimi diretti degli discendenti antichi Sogdiani. Ci sono un milione di tagiki in Uzbekistan e più di un milione di uzbeki in Tagikistan (grazie alla tattica del dividi et impera utilizzata dai russi per controllare i moti nazionalisti) e altri gruppi etnici: russi, tatari, kirghisi, ucraini, tedeschi, ebrei e armeni.
In Tajikistan ci sono scavi archeologici che provano la storia millenaria di questa terra alle spalle; le prime culture in Tajikistan si sono insediate nel 4000 a.C. ma la cultura persiana (500 a.C.) è la prima documentata e quella che ha lasciato l’influenza più forte. Il Tajikistan è infatti l’unico degli ‘Stan in cui si parla una lingua di origine persiana e non turco-mongola.
L’impero persiano Achemenide venne sopraffatto dall’esercito di Alessandro Magno che permise la penetrazione della cultura greca. Il passaggio della via della seta nelle valli del Tajikistan permise lo sviluppo di culture interessanti come quella dei Sogdiani (nell’area di Khujand e Panjikent), che intratteneva fiorenti commerci con la Cina intorno al 100 d.C. e la diffusione di un mosaico di religioni e culti che spaziavano dal manicheismo al critianesimo nestoriano.
A metà del settimo secolo dopo Cristo, ci fu l’avvento degli Arabi che diffusero la religione islamica in Asia Centrale. Nei secoli successivi si avvicendarono altri regni di varia natura: tibetani, persiani e di matrice turchica. Nel tredicesimo secolo ci fu l’invasione da parte di Gengis Khan che impose su tutta l’area il khanato; nel sedicesimo secolo l’attuale Tajikistan ricadde sotto il Khanato di Bukhara. Poi divenne parte dell’emirato di Bukhara e di Khokand che vide la sua fine solo con l’avvento dell’impero zarista all’inizio del ventesimo secolo.
Dall’impero russo zarista all’avvento dell’Unione Sovietica nel 1917 il passo fu breve, ma non indolore. In Tajikistan – e in tutta l’Asia centrale – si verificarono numerose rivolte, principalmente guidate dai basmacci (di ideologia pan-turchica). Queste rivolte furono completamente domate solo negli anni ’30 del novecento.
Inizialmente il territorio attuale del Tajikistan era parte dell’RSS Uzbeka. Venne poi distaccato con la fondazione della Repubblica Socialista Sovietica Tagika (RSS Tagika) indipendente nel 1929 con capitale a Stalinabad (oggi Dushanbe). L’RSSA Tagika vide un miglioramento nell’educazione e dal punto di vista economico durante il controllo sovietico, ma rimase sempre la più povera delle repubbliche dell’Asia Centrale.
Nel 1991 l’RSS Tagika dichiarò l’indipendenza dall’Unione Sovietica e prese il nome di Repubblica del Tagikistan, e da quel momento per i sei anni successivi il paese fu scosso da una lunga guerra civile.
La guerra civile prese il via per le proteste di attivisti dell’opposizione del Garm e del Gorno Badakshan (ovvero il Pamir) in parte ideologicamente legati a idee liberali e in altri casi di matrice islamica. Costoro, si opponevano al governo post-sovietico formatosi includendo principalmente la classe politica già al potere prima della caduta dell’URSS, formata principalmente da individui della regione di Leninabad (oggi Khujand). Nel caso del Gorno Badakshan la disputa fu anche in merito all’indipendenza della regione dal resto del Tajikistan.
La guerra civile fu durissima sopratutto per Garmis e Pamiri che si videro colpiti da veri e propri atti di pulizia etnica che spinsero molti a fuggire nei paesi confinanti, fra cui l’Afghanistan. Solo nel 1997 si arrivò a negoziare la pace grazie all’intervento dell’ONU. Per tutti questi anni, a partire dal 1992, il presidente in carica fu Emomali Rahmon che ad oggi ancora è il presidente del Tajikistan. Come in molti paesi fuoriusciti dall’URSS il potere politico va di pari passo con quello economico e con le accuse di corruzione.
Nel 2009 il 60% della popolazione Tajika viveva sotto il livello di povertà. Il paese non è ancora arrivato ai livelli di produttività che raggiungeva prima della caduta dell’Unione Sovietica e della sua indipendenza. Oggi basa la sua economia in buona parte sulle rimesse dei Tajiki espatriati, principalmente in Russia.
8. Cosa si mangia in Tagikistan?
In Tagikistan si mangiano tutti i piatti presenti trasversalmente nei vari paesi dell’Asia Centrale: i manti, la shurpa, gli shashlik, i lagman, i samsa, il pane lepyoshka. Anche l’immancabile tè che ti verrà offerto sempre e comunque a qualsiasi pasto.
Un piatto che abbiamo potuto assaggiare solo in Tagikistan – e non era presente in nessun altro paese – è il Qurutob.
Un frutto tipico del Tagikistan, in modo particolare delle aree verdi del Pamir, è il gelso. Viene consumato fresco, essiccato e in un formato polverizzato e compattato molto simile all’Halva.
9. Quanto ti costa un viaggio in Tagikistan e sull’altopiano del Pamir?
In Tajikistan abbiamo avuto la fortuna di essere ospitati per 4 giorni (per inviti casuali e con Couchsurfing). Siamo anche riusciti a viaggiare spesso in autostop nella zona del Pamir. Per questo la nostra spesa è stata piuttosto bassa. Viaggiando per 16 giorni nel paese abbiamo speso 503 €, da dividere su due persone.
Calcola almeno 15 € a notte per ogni notte in guesthouse/ostello (costo per una doppia) e circa 4 € al giorno per i pasti per due persone. Gli spostamenti – sempre per due persone – in taxi condiviso non dovrebbero ammontare a più di 200 € per attraversare tutto il paese. Se si decide di affittare un fuoristrada, è opportuno calcolare circa 50 € al giorno per l’automobile.
10. Cosa leggere prima di un viaggio in Tagikistan?
Abbiamo dedicato un post alle nostre letture e ai blog consigliati per l’organizzazione di un viaggio in Tagikistan e sull’altopiano del Pamir. Clicca qui per leggerlo: