[Day 69] A Mandalay Kipling non ci è mai stato, peggio per lui
Avevamo letto spesso che Mandalay mancasse di charme o che non avesse motivi sufficienti per rimanerci, noi un motivo lo abbiamo trovato (e non è l’unico): le persone sono fantastiche, una boccata d’ossigeno dopo alcuni episodi precedenti non edificanti in questo paese. Per il poco che abbiamo visto finora (torneremo fra qualche giorno in occasione del water festival) sembra l’esatta antitesi di Yangon: una fitta rete uniforme di strade dalle case basse che circonda il mastodontico fossato del palazzo reale. Spesso nascoste in mezzo al tessuto urbano brillano pagode e santuari, tra tutti il Shwe In Bein, un gioiello interamente costruito in legno e ancora in piedi dal 1895.
Intorno a Mandalay ci sono diverse città imperiali (con un’infinità di templi, una di queste è Amarapura dove si trova il ponte U-Bein, il più lungo in teak del mondo.
In tutto questo si respira una inaspettata aria di integrazione e di convivenza, nel giro di un paio d’ore abbiamo sentito le campane di una chiesa cattolica e il muezzin di una moschea, abbiamo incrociato monaci buddisti e donne con il burka, abbiamo visto un tempio sikh e uno indu: incredibile in un paese che soffre da mezzo secolo di guerre civili e scontri etnici non ancora terminati.
La prima sera a Mandalay abbiamo deciso di vedere lo spettacolo dei Moustacho Brothers (in realta è rimasto solo il piu giovane), che da anni – decine di anni – performano nel garage di casa dopo che il regime militare ha imprigionato uno dei fratelli e costretto la compagnia agli arresti domiciliari. Se una volta era Aung San Suu Ky a frequentare i loro spettacoli A-nyeint (una specie di commedia dell’arte cabaret), oggi sono i viaggiatori che passano di qui a seguire i loro spettacoli dissacratori in inglese maccheronico. Ci potete credere che per una risata di troppo si poteva finire ai lavori forzati?
Thingyan Water Festival a Mandalay
Dal 14 al 16 aprile in Birmania non c’è autobus o treno che passi, o ristorante aperto. Tutti festeggiano il nuovo anno birmano – anche chiamato Thingyan o Water Festival! Le strade di campagna sono piene di bambini e ragazzi che lanciano vere bombe d’acqua sui passanti (macchine, motorini, tutto), nelle città le strade si trasformano in fiumi di gente e acqua e non sembra vero vedere l’energia di questi giorni di pura follia. Come se in questi 4 giorni finalmente tutti possano sfogare ciò che in un anno si è accumulato, in maniera esplosiva.
Sicuramente il Thingyan sarà lo spartiacque di questi nostri quattro mesi in viaggio per tanti motivi. Immaginate che una volta all’anno l’italia vinca i campionati del mondo di calcio (e sicuramente questo non è l’ anno buono 😬) e che i festeggiamenti durino 4 giorni consecutivi. Aggiungeteci una tempesta tropicale che duri per tutto questo periodo. Ok il Thingyan è più o meno questo.
Cos’altro è stato per noi?
✓ Il ragazzino che ci ha scortato con un superliquidator dentro il meraviglioso complesso di stupa e templi di A-Myint vicino Monywa dopo che ci eravamo fatti 40 minuti di strade di sabbia e ghiaia presi a secchiate d’acqua da tutti gli abitanti dei villaggi del circondario. Praticamente una Parigi-Dakar asiatica.
✓ Quando siamo stati “invitati” a parcheggiare la moto a bordo strada in un villaggio lungo la strada verso bagan per ballare sotto la pioggia di tubi di acqua (sporca ovviamente) in un delirio di rock e techno. La cosa bella è dopo che ti hanno schiaffeggiato con l’acqua ti dicono sempre: “Sorry! Are you happy?” e ti offrono dei dolcini fritti appena sfornati. A quel punto anche se sei incazzato cosa vuoi dirgli?
✓ I bambini che nuotavano nei canali di scolo di mandalay come se fossero piscine. Il primo giorno eri inorridito poi dopo esserti preso addosso ettolitri di quella stessa acqua pensavi che non era poi cosi male in fondo come idea.
✓ Quando siamo stati ospitati sul camioncino aperto di una famiglia per affrontare la parte più hardcore del thingyan di mandalay: il passaggio dei camioncini sotto le forche caudine di centinaia di tubi d acqua al ritmo di musica techno o rap n roll. Un delirio totale. La cosa incredibile è che oltre a ragazzini e giovani sono presenti anche adulti, anziani e bimbi, impazziscono tutti. Un pò come se tua nonna, una volta all’anno, decidesse che è il momento di andare all’aquafan per fare l’ “extreme river”.
✓ La nostra rivalsa a Mandalay: quando i ragazzi dello Unity Hotel ci hanno prestato i tubi per spruzzare acqua lungo la strada di fronte all’hotel. Abbiamo fatto una strage di motorini, macchine e camioncini. I più temerari sono quelli che si avvicinano e tirano giù il finestrino: ma allora ti vuoi proprio male!
✓ Le carovane di camion e furgoncini lungo le strade per quello che è un po l’equivalente del nostro periodo natalizio: chi va al mare, chi va a trovare i parenti, chi va in città a festeggiare. Ovviamente si spostano a modo loro: furgoncini aperti stipati di gente, qualcuno pure appeso in malo modo. Come se non bastasse anche loro sono muniti di serbatoio di acqua gelida e bottigliette per colpire a tradimento sventurati compagni di strada come noi.
✓ “Hello”, “where are you from”, “are you happy?”, “happy thingyan”, “welcome myanmar”. Non si riusciva a fare 10 metri senza che qualcuno sobrio ti venisse incontro con queste parole. Di quelli ubriachi invece (la maggioranza) non abbiamo frasi comprensibili da riportare.
Capiteci se abbiamo poche foto di queste giornate: tirare fuori il cellulare in tale follia era un po come accendere un cerino a Napoli l’ultimo dell anno. 😂
La nuova generazione di Birmani alla conquista del Myanmar
Questa nuova generazione di giovani birmani è davvero sorprendente come in nessun altro paese dell’Asia (e forse del mondo) che abbiamo mai visto.
Capelli folti e multicolore, du-rag e occhiali da sole a specchio, moto pimpate, tatuaggi, treccine colorate e eyeliner in evidenza. Hanno creato un mix esplosivo fatto di mille istanze: Gucci e Guns n Roses, Pokemon e Marylin Monroe, Rolling Stones e Harley Davidson, Kanye West e Mickey Mouse, Bob Marley e Justin Bieber, Misfits e Batman, Village People e Tommy Hilfiger tutti frullati con una coscienza e una sapienza che fa paura.
Sono post-emo, post-punk, post-metal e post-hip hop, si atteggiano come dei mod, vestono gothic e ascoltano trap e techno. Hanno sdoganato qualsiasi tipo di ambiguità sessuale con una leggerezza che lascia senza parole. Sono belli e con un fascino e una personalità unici. Lil Peep sarebbe fiero di loro.
Durante il Thingyan quest’ orda di teenager esplode in un delirio di acqua, colori e musica, una festa di incontenibile energia e di una modernità e di una tendenza sconvolgente se pensiamo che si svolge in uno dei paesi più poveri del sud est asiatico. Questo è il Myanmar del XXI secolo pronto alla sfida del futuro.
Alle ha realizzato una serie di scatti fotografici di questi ragazzi, non perdeteveli e innamoratevi di loro un po’ anche voi!