Gaziantep e Rumkale
Gaziantep è come uno scoglio sicuro nel mezzo del marasma. Siamo a 100km da Aleppo e con la frontiera virtuale del kurdistan poco lontana, ma qui non arrivano echi di guerre o attentati. Anzi Gaziantep è rinomata per il suo cibo, i suoi pistacchi e la sua baklava. Il centro storico è fin troppo recuperato e non ha il fascino antico delle sue sorelle curde, ma ha comunque bei parchi e una vitalità interessante. Il museo Zeugma con gli enormi mosaici ellenicisti ritrovati nell’antico insediamento omonimo sull’Eufrate è davvero grandioso.
Ad Halfeti invece, sulle sponde del fiume Eufrate, la diga Birecik ha creato un paesaggio spettacolare su quella che era una posizione strategica fin dai tempi degli assiri. Ci sono una fortificazione romana, un villaggio con una moschea sommersa da cui spunta il minareto e caverne anticamente abitate. Il problema delle dighe sul Tigri e sull’Eufrate è da sempre un tema scottante: oltre alla prosciugazione dei fiumi sul lato siriano e iraqeno, sono numerosi gli scavi archeologici e gli antichi villaggi oramai sommersi e altri che presto faranno la stessa fine come l’incredibile sito di Hasankayef.
[Le vite degli altri] “Memo” e “Virginia” a Gaziantep
Beviamo Raki fatto in casa stesi sul divano ascoltando musica curda. Memo e “Virginia” si vogliono bene e sono sulla stessa lunghezza d’onda nonostante lui sia curdo e lei turca del mar nero, agli antipodi dell’impero.
Memo, che lavora in una NGO con i profughi siriani, cova una rabbia corrosiva per il destino del suo popolo mitigata solo dal fluire trasognato delle melodie curde. La musica kurda parla di gloria, battaglie, orgoglio e decisioni senza ritorno. C’è pure una versione di bella ciao in lingua curda. Memo sogna di trasferirsi ad Erbil, nel kurdistan iraqeno, paese al quale può dire di appartenere in un certo senso. Il kurdistan turco è una bomba a orologeria pronta ad esplodere. La gente sussurra per le strade la propria indignazione, chi alza la voce è nei guai. La metà dei parlamentari curdi in Turchia è agli arresti. In un famoso video che ha fatto il giro del mondo, uno di loro si batte il cuore in aula ripetendo: “il kurdistan è qui!”, sommerso da fischi e insulti. La presidente turca allora gli risponde: “kurdistan? Che cos’è il kurdistan?”
“Virginia” invece è dolce e chiacchierona. Ha lavorato un anno in italia in un centro rifugiati a Palermo e conserva dei bellissimi ricordi di quella città. Ad un certo punto stacca la musica curda e mette “sfiorivano le viole” di Rino Gaetano. Dice che la mettevano a fine serata per sfollare la gente nel bar di Ballarò che frequentava e che lei adora Rino.
Io penso a quell’Italia del mezzogiorno sudata e arrembante di fine anni settanta che non ho mai vissuto, gli attentati, la difesa dei diritti civili, le famiglie al parco per i picnic, le code in autostrada per raggiungere il mare. Questa profonda Turchia con un’identità soppressa assomiglia tanto a quell’Italia là.