Paola è giovane, frizzante, testarda e poliedrica: è lei la mente e il volto di Soup Opera.
Una ne pensa, mille ne fa e se per caso tu dovessi dirle “non ce la farai mai, è un progetto troppo ambizioso!” lei è il tipo di persona che ti guarderebbe con un sorriso, magari direbbe “mah, forse” senza nemmeno troppa ironia; e poi ti stupirebbe realizzando il suo ambizioso progetto superando ogni più rosea aspettativa. Perché pochi hanno questo coraggio di essere visionari, ed è impossibile non rimanere affascinati da questo minuto concentrato di energia e idee. L’ho conosciuta davanti a un caffè e le nostre chiacchiere sono durate più di quanto immaginavo fosse possibile con una persona sconosciuta. Mi ha raccontato del suo percorso entusiasmante che l’ha portata a creare Soup Opera, delle sue passioni viscerali, di una vita vissuta tra Roma e Milano e dei suoi progetti futuri.
I foodie più attenti conosceranno sicuramente Soup Opera grazie alle numerose collaborazioni con musei, istituzioni e aziende; Paola sa rendere “nazional-popolare” quanto il cibo – oggigiorno un tema letteralmente sulle bocche di tutti – anche l’arte. Attraverso il cibo la avvicina all’esperienza di tutti, rendendola inclusiva e stimolante per un pubblico più ampio di quello degli addetti ai lavori. ço fa grazie alla sua esperienza pluriennale sviluppata in anni di lavoro sul campo nel mondo dell’arte: dai laboratori organizzati per il museo MART di Rovereto per i detenuti del vicino carcere alle attività di ufficio stampa per le principali gallerie italiane. Un mix esplosivo di creatività, competenza, caparbietà e credibilità!
Ma lascio a lei la parola ora:
1) Raccontami di te, chi c’è dietro a questo bel progetto che si chiama Soup Opera?
Amante dell’arte, del bello e del buono! Da sempre sono stata una grande appassionata di cibo ma non era mai stato il mio lavoro. Dagli studi in poi il mio mondo sono stati i musei, gli artisti, le gallerie e le fiere.
2) Di cosa ti occupavi prima che Soup Opera divenisse la tua attività principale?
Mi sono sempre occupata (e continuo tutt’ora) di arte e cultura. organizzazione eventi, mostre, ufficio stampa per gallerie e artisti, ma anche servizi educativi per le istituzioni.
3) Qual è stato il momento in cui hai deciso di lanciarti in un’impresa così originale e sfidante, sopratutto se rapportata al contesto italiano?
Ho pensato che con EXPO Milano alle porte non potevo non occuparmi di cibo; ho fatto una piccola ricerca di mercato e ho notato che mancava un progetto di comunicazione che mettesse allo stesso tavolo le arti e il cibo. Cosi’ ci ho provato: prima con l’editoria, poi gli eventi e mi sono fatta strada.
4) Qual è stato per te l’ostacolo maggiore da superare per riuscire a far funzionare il tuo progetto?
Non ne ho trovati molti. Ho sempre trovato grande collaborazione con i musei e con le realtà culturali; forse le aziende fanno piu’ fatica a credere nei contenuti quindi i finanzimenti (ma come in tutti i progetti) non si trovano mai facilmente.
5) C’è un fil rouge, un concetto, molto chiaro che sta alla base del tuo progetto? Me lo puoi raccontare?
Credo che il cibo sia un ottimo strumento per parlare anche di altro, non solo del territorio e della gastronomia, ma per esempio le arti possono essere raccontate in una modalità insolita e differente. Perché dobbiamo sempre far arrivare al pubblico che andare in un museo, interessarsi al design o all’architettura sia una cosa di nicchia e a volte, anche noiosa?
“Secondo me è giusto trovare delle chiavi di lettura più familiari per le arti, e quindi cosa meglio della cucina e del cibo?”
Tra l’altro moltissimi aspetti che riguardano l’artista, per esempio il metodo, l’estro creativo e la sperimentazione, sono simili a quelli del cuoco.
6) Qual è la tua carta vincente?
Non dovrei rispondere io a questa domanda. So solo di essere molto caparbia e anche sfacciata; provo tutto, non mi fermo davanti ad un contatto che mi manca, ci provo sempre ad arrivare dove voglio.
“Non ci riesco sempre, ma ce la metto tutta”
7) Un consiglio pratico che daresti a chi – come me – desidera seguire i tuoi passi? Realizzare un progetto personale e sviluppare una pensione con tanta perseveranza non è da tutti.
Non sono così saggia da dare dei consigli. Penso solo che se è davvero quello che vuoi fare non ti peserà lavorare tante ore, rinunciare a qualcosa e ricevere porte in faccia. Ci sono sempre le delusioni, anche quando un progetto va bene, ma non sono queste le cose che ti abbattono.
8) Hai realizzato qualcosa di unico con Soup Opera. Ora qual è il tuo prossimo traguardo?
Sto lavorando ad un libro ed è un progetto tosto (ovviamente lo voglio fare al meglio!).
9) Tre luoghi/viaggi nella tua wishlist 🙂
Roma (dove vivo meta’ mese con il mio compagno), il mare (qualunque, ovunque, ma ci deve essere sempre), Giappone (viaggio che vorrei fare presto e che credo potrebbe essere di grande ispirazione).
10) Quali sono i progetti / le realtà imprenditoriali / i creativi che ti hanno ispirato o dato la fiducia che ti ha permesso di lanciarti in questo progetto? Sarebbe ideale se riuscissi a citarne 3, li contatterò per porre loro le stesse domande. Sono certa che scoprirò tante realtà interessanti!
Non ti dirò nulla di nuovo parlando del mondo food se cito Gnambox (sono secondo me i migliori dal punto di vista di comunicazione, immagine e glam); Simple Flair per l’attinenza culturale/artistica e un gusto eccezionale; il museo della merda, intuizione geniale di un imprenditore piacentino; Foodheros, la serie prodotto da Il Fatto Quotidiano e Foodscovery (e-commerce di prodotti eccellenze italiane).