Il cimitero delle fontanelle di Napoli è un posto unico che raccoglie, nelle viscere dalla terra, la parte più mistica e intima dell’animo partenopeo.
Cimitero delle Fontanelle: dove si trova e cosa aspettarsi
Per quanto Napoli sia già di per sè sorprendente, il cimitero delle fontanelle va oltre: staziona defilato a Sanità, uno dei rioni più malfamati del centro di Napoli, letteralmente dentro uno dei colli che sorregge Napoli, la collina di Mater Dei. Appena varcato l’antro si è subito lasciati a bocca aperta: una cavità in tufo giallo ampia 3.000 metri quadri e alta mediamente 15 metri. Eppure è nulla rispetto a quanto si può osservare inoltrandosi al suo interno: poggiati e impilati sulle basi delle pareti e dei pilastri ci guardano 45.000 teschi, tibie e femori, che risplendono di una luce flebile, un’ alba grottesca data dal buio e dal tufo giallo; altri 2 milioni (stimati) di scheletri sono invece sepolti sotto alla pavimentazione, una necrometropoli. Ma ciò che rende veramente speciale e commovente questo posto è il culto delle “anime pezzentelle”, un rito semi-pagano con una carica emotiva fortissima, un mix di storia, fede, immaginario collettivo, bizzarrìa, morte davvero con pochi precedenti.
Il culto delle anime pezzentelle (abbandonate) comincia a fine ottocento e dura fino al 1969. Prevedeva l’adozione di un cranio (chiamato capuzzella e scelto a caso tra i migliaia a disposizione) in cambio di protezione dall’aldilà. Al cranio veniva dato un nuovo nome, veniva lavato e asciugato, quindi sistemato in una teca e conservato come una reliquia. Quindi venivano rivolte a lui preghiere e richieste. Se il cranio non esaudiva le richieste, veniva girato faccia al muro (ma non abbandonato per non far incappare qualcun’altro nello stesso errore) e mantenuto all’interno della teca. In sua sostituzione ne veniva preso un altro dalla vasta collezione.
Anche oggi, dopo la riapertura del 2010, si possono trovare segni di devozione di persone che continuano, nonostante tutto, a mantenere un contatto con questo antico rito: biglietti dei mezzi pubblici, biglietti aerei, giocattoli e chi più ne ha più ne metta. Non è più possibile oggigiorno creare una propria teca ma, se volete adottare un cranio, potete poggiarvi una monetina sopra: a quel punto avrete anche voi la vostra capuzzella adottiva.
Cimitero delle Fontanelle: la mappa
Cimitero delle Fontanelle: la sua Storia
- 1300 ca. – 1500 ca.: nel periodo aragonese vengono scavate le cavità per l’estrazione del tufo giallo come materiale da costruzione.
- 1656: peste a Napoli. Le cavità vennero usate, per la prima volta, per accogliere i morti (si stima almeno 240.000).
- 1836: epidemia di colera. Fu l’ultima delle grandi disgrazie per cui vennero usate le fontanelle, almeno 20.000 morti.
- 1872: il cimitero fu aperto al pubblico e affidato al parroco Gaetano Barbati che sistemò e catalogò i resti umani. Sono gli anni in cui il cimitero prese le sembianze che vedete oggi.
- 1877: il cardinale Sforza celebrò una prima cerimonia religiosa nel cimitero e prese parte anche alla processione.
- 1884: la sistemazione del cimitero viene completata e cominciano le prime manifestazioni del culto pagano che poi diverrà delle anime pezzentelle.
- 1969: l’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Corrado Ursi, chiude il cimitero ai fedeli a causa del culto definito pagano e che aveva oramai poco a che fare con il cattolicesimo.
- 2002: la ristrutturazione delle fontanelle viene completata e il cimitero diviene un museo aperto solo in occasioni straordinarie.
- 2010: dopo una occupazione pacifica degli abitanti del rione Sanità. il cimitero delle fontanelle è finalmente aperto al pubblico.
Cimitero delle Fontanelle: i racconti e le leggende
Se avrete la fortuna di farvi guidare all’interno del cimitero, ascolterete decine di aneddoti e racconti legati alle fontanelle. I principali sono i seguenti:
Il Capitano
La storia è la seguente: una giovane era molto devota al cranio di un capitano dell’esercito spagnolo tanto che il suo fidanzato, geloso, decise di accompagnarla al cimitero per vederlo. Appena giunto di fronte al teschio, il giovane, per deridere il capitano, conficca un bastone di bambù nell’occhio del teschio (che in effetti ha tuttora realmente un occhio nero) e lo invita a partecipare al loro prossimo matrimonio. Qualche tempo dopo, durante il pranzo di nozze bussa alla porta un uomo vestito da carabiniere. Quando lo sposo, insospettito dallo sconosciuto, gli chiede chi fosse, l’ uomo risponde che era stato invitato al matrimonio proprio da lui mentre gli conficcava un bastone in un occhio. L’uomo si toglie la giacca e, mostrando lo scheletro, dimostra di essere il capitano: tutti gli invitati compresi gli sposi, alla vista dello scheletro, muoiono sul colpo d’infarto.
Se volete vederlo, il teschio del capitano si trova in fondo alla navata dei preti, alla destra del golgota, mentre le bare degli sposi si trovano alla sinistra della statua di Gaetano Barbati.
Donna Concetta (‘a capa che suda)
Donna Concetta è la star assoluta del cimitero. Sono decine e decine i miracoli che ha effettuato nel corso dell’ultimo secolo e mezzo. E’ detto anche il teschio che suda perchè è l’unico, in mezzo ad un ambiente polveroso, che è lucido/umido in fronte. Se volete una grazia, basta poggiare la vostra mano sul cranio di Donna Concetta: nel caso in cui ve la ritrovate umida il vostro desiderio sarà esaudito. L’ultimo miracolo avvenuto è quello di una bimba ballerina che è tornata a camminare dopo una grave malattia. Per questo motivo all’interno della teca di Donna Concetta è riposta una scarpina rosa da ballo.
Se volete vederla, il teschio di Donna Concetta è nell’androne a destra del cristo crocifisso.
Altre Storie
Sono innumerevoli le storie narrate all’interno di questo cimitero: quella dei coniugi Filippo Carafa, conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, e di Donna Margherita Petrucci, nata Azzoni. Sono gli unici resti conosciuti del cimitero, morti a pochi anni di distanza attorno al 1790, la moglie conserva ancora il viso mummificato nell’atto di soffocare (sembra sia morta per uno gnocco andato di traverso). Sono qui per la livella di Totò: tutti siamo uguali da morti e loro, nonostante fossero nobili, hanno voluto essere seppelliti in mezzo al popolo.
C’è poi la statua senza testa di San Vincenzo Ferrer: più volte si è tentato di capire quale fosse il teschio sacro del santo. Veniva preso un teschio a caso e poggiato sul collo della statua, ma dopo qualche giorno il teschio cadeva e ciò significava che non era quello giusto. Ad oggi non è ancora stato trovato.
Ci sono poi le storie moderne: una signora di Benevento, recentemente, ha poggiato tutti i giochi del suo bimbo defunto sopra la piccola bara di una bimbetta morta di peste nel ‘600. Così almeno che la bimba potesse divertirsi e la donna, pregando la bimba avrebbe pregato doppiamente anche per suo figlio. Oppure la bara del bimbo che è stata portata al cimitero delle Fontanelle per permettere alla madre, che abitava a Sanità, di poterlo vedere senza dover spostarsi fuori città.
Come arrivare al cimitero delle Fontanelle di Napoli
La maniera più semplice per arrivare al cimitero delle fontanelle è scendere alla fermata della metro linea 1 Mater Dei e continuare a piedi, scendendo la collina Mater Dei e proseguire su Via Fontanelle.
Ricordate che il cimitero è gratis e che il comune offre anche guide gratuite, quindi diffidate da chi vi chiede soldi. Mi raccomando di seguire le guide perchè hanno molto da raccontare ed è grazie a loro che si riesce ad apprezzare appieno il fascino di questo posto. Iniziano il giro appena si raduna un gruppetto di persone quindi, se siete fortunati, riuscite da subito ad agganciarli, altrimenti dovrete raggiungerli al punto del tour in cui sono arrivati. In questo secondo caso potete poi riascoltare l’inizio subito dopo aver concluso il giro.
Se volete lasciare qualcosa, come abbiamo fatto noi, date pure al custode in gabbietta. Ogni moneta è utile per conservare e riuscire a tenere aperto questo gioiello italiano che tutti meritano di vedere.
Cosa vedere vicino al Cimitero delle Fontanelle?
- Il settecentesco Palazzo dello Spagnolo (via Vergini) con le sue bellissime rampe di scale, location di innumerevoli set cinematografici
- La street art del quartiere Sanità
2 commenti
È nota tutta la storia del cimitero delle fontanelle e le ragioni dei rituali che vi sono legati ad opera della devozione dei napoletani, ma forse non pochi, dediti allo studio dei risvolti esoterici, vorrebbero venirne a conoscenza. Ed ecco la ragione di questa mia recensione.
Nel cranio si attua uno dei sigilli fondamentali del mistero della morte e redenzione il cui nesso è legato al sale. I gruppi alchemici rosacrociani lo simboleggiavano con un cerchio tagliato a metà da una linea orizzontale Θ. Esso deriva dalla theta maiuscola di Thanatos, che in greco significa «morte». Frequentemente in alchimia il sale rappresenta il processo mentale, che è un processo di morte. Il sale, come residuo dell’attività spirituale che avviene nella nostra mente è la scoria che resta quando la vita è volata via, è il cranio, il caput mortuum, la polvere bianca residua dopo l’estrazione dell’oro. È la cenere del pensiero.
Il caput motuum è il cosiddetto Terzo Sale, fondamentale per l’opera alchemica conclusiva per costituire uno dei componenti dell’uovo filosofale. Quando la testa – o la sua attività spirituale che chiamiamo mente – raggiunge il punto in cui non è più in grado di capire, in cui l’ordine dell’universo sembra frantumarsi, allora produce lacrime salate.
Nel vangelo di Matteo, infatti, «sale della terra» sono gli eletti, ossia gli iniziati e non, come si tende oggi a pensare, quanti sono poco più che semplici contadini. Nei secoli lontani gli eletti sedevano al posto d’onore, «più in alto del sale», perché avevano conquistato il sale che avevano dentro di sé. Nell’Apocalisse di Giovanni 7,4 si parla dei centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figli d’Israele e sono quelli che dopo la loro tribolazione «Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi” » (Ap 7,16-17). Ed ecco spiegato il mistero delle “lacrime salate”, le lacrime amare.
Gaetano Barbella
Grazie per l’interessante contributo Gaetano!