Amadiya (o Amedi) in Kurdistan
Amadiya (o Amedi) invece, persa tra le montagne al confine tra Iraq e Turchia, all’interno della provincia dove si sta combattendo la logorante battaglia tra pkk e turchia, è una visione da fiaba. Arroccata su un altopiano roccioso, da 3000 anni vede susseguirsi culture e popoli a partire dagli zoroastriani. Qualcuno dice che sia stata la citta natale dei re magi. Oggi rimangono viste mozzafiato e un spettacolare portale d’ingresso che si getta nell’abisso datato tra il 1200 e il 1300.



Dohuk in Kurdistan
“Kurdistan no good cause Ali baba” Anche a Dohuk i tassisti hanno le idee chiare. Il principale centro del Kurdistan settentrionale non ha molte attrazioni ma è la solita umanità debordante a farla da padrone. Il centro della città è occupato da un bazaar enorme in cui si può trovare di tutto e dalla grande moschea. Dalla mattina alla sera i vecchi curdi siedono ai lati delle vie sorseggiando caj, giocando a backgammon e guardando la vita scorrere davanti a loro.



[Le vite degli Altri] N. a Dohuk
“Sembro più vecchio dell’età che ho, vero? In Kurdistan siamo tutti così, è la guerra che ci logora”.
N. siede con aplombe impeccabile, camicia inamidata e capelli impomatati all’interno del suo ufficio nella sede del canale nazionale televisivo a Duhok. Mantiene grande calma ma si vede che la durezza del suo lavoro lo sta provando giorno dopo giorno. N. è uno dei principali reporter del canale e lo abbiamo conosciuto ad Aqrah, quando ci ha intervistati per un approfondimento culturale dedicato alla città. Una sera, davanti ad una tazza di te, ci mostra l’altra faccia della medaglia, un paese dove la guerra è di stanza sempre e che fatica ad avviare il boom economico definitivo, schiacciato da potenze e interessi enormi, soprattutto esterni.


Domani è impegnato in un reportage molto pericoloso nella provincia di Amedi dove sono in corso tensioni tra PKK e Turchia. Migliaia di miliziani del PKK, braccio armato della fazione estremista dei kurdi turchi, sono nascosti tra le montagne al confine tra Iraq e Turchia.
Noi eravamo stati ad Amedi il giorno prima e, quando avevamo sentito un forte colpo nella quiete idilliaca del paese, non avevamo dubbi si trattasse di un bombardamento aereo mirato e così infatti era stato. Pericoloso? Forse si, ma era da almeno un mese che seguivamo costantemente le news su Rudaw e Kurdistan24, le principali testate della zona e abbiamo seguito dettagliatamente le precauzioni impartiteci dai locali. Lo rifarei? Sì, non c’è altra cosa che mi interessa più del capire come si vive la vita in contesti precari e questo è stato sicuramente il viaggio più intenso di sempre.
Ma quello che attende N. domani è ben diverso. Dovrà interagire con gli abitanti dei villaggi, capire cosa sta succedendo, il rischio di essere freddato da un combattente è reale. Secondo le sue previsioni si scatenerà nel giro di qualche mese una guerra che vedrà peshmerga e milizie turche congiunte per eliminare definitivamente il PKK nell’area.
N. non ha intenzione di rimanere in Kurdistan per molto, il suo sogno è diventare un reporter internazionale magari per qualche colosso mondiale. Ma per un kurdo niente è semplice e tutto va conquistato con il doppio delle forze con cui lavorano gli altri. Da parte nostra possiamo solo dire che il talento e lo sforzo di questo ragazzo è da ammirare. E a 24 anni non é poca cosa.

