Abbiamo conosciuto Marco per un colpo di fortuna, una casualità bellissima diversi anni fa a Firenze. Marco è di Milano, ma si trovava lì per presentare il suo primo libro “Pamir Express” nel contesto dell’iniziativa “Giraffe in città” organizzata dall’ostello e b&b Mosì – proprio mentre vi soggiornavamo. Forso lo dobbiamo a lui se abbiamo fortemente voluto che il Tajikistan facesse parte del nostro itinerario durante il “Grande Viaggio”.
Il suo secondo libro è dedicato al “grande nord” e Marco – con nostra grande gioia – ci ha proposto di scrivere per noi un articolo sull’inesplorata Kamchatka. Così come ci è arrivato, lo condividiamo con voi sperando vi aiuti a sognare in questi giorni strani e sconcertanti. Vi lasciamo alle parole di Marco:
In mezzo al blu dei mari di Bering e di Okhotsk, c’è una terra, appesa come una goccia alla Siberia e collegata da una impercettibile linea di isolette all’Hokkaido e all’Alaska: la Kamchatka.
Posizionata su quella faglia terribile che unisce Giappone, Filippine e Indonesia, è una delle terre più instabili del pianeta. Conta 300 vulcani, di cui decine attivi e che eruttano più o meno improvvisamente. Abitata qui e là lungo la costa, all’interno è un groviglio di foreste e fiumi dove vivono decisamente più orsi che uomini. Spazzata dal vento e dalla pioggia, esposta a eruzioni, terremoti e tsunami, offre un ambiente forse a volte ostile, paradiso per chi cerca un’avventura nella natura più selvaggia e primitiva.
Da Mosca a Petropavlovsk ci sono 8 ore di fuso orario e nessuna strada che le unisca. Nemmeno un traghetto collega quelle lande al resto del mondo. Viaggiare in Kamchatka significa bagnarsi con la sua pioggia, battente e spesso incessante, arrampicarsi sui suoi vulcani, sentire il respiro delle viscere del pianeta sotto i propri piedi, camminare su colate di lava non ancora raffreddata. Vuole anche dire dormire in tenda, perché non ci sono hotel, chiudersi dentro alla notte e tendere l’orecchio cercando di ascoltare il ruglio di un orso.
In Kamchatka la natura è più grande dell’uomo.
Marco Grippa
In Kamchatka si può scalare, andare in kayak, correre a cavallo, scendere fiumi per giorni, attraverso terre incontaminate. Le strade sono piste sconnesse di fango che s’insinuano dentro a foreste fitte e scuri, apparentemente impenetrabili.
Vicino ai vulcani, le colate di lava non hanno ancora lasciato ricrescere la vegetazione. Una foresta giace pietrificata, seppellita da una vecchia eruzione. Gli alberi si sono trasformati in sculture sinistre e spettrali. Non sono bruciati, non sono marciti. Semplicemente sono stati seppelliti, rimarranno così per millenni, diventeranno statue fossili e racconteranno per sempre la loro storia. Il paesaggio, fino all’orizzonte, diventa una distesa di cenere, dove solo qualche fiore ha timidamente portato uno sprazzo di vita. Se si è fortunati, si può assistere a una eruzione davanti ai propri occhi, cucinare direttamente sulla lava fumante.
Ad ogni modo, che i vulcani siano attivi o meno, l’avventura è garantita. Se in altri paesi di natura incontaminata c’è sempre l’offerta turistica comoda per il viaggio protetto e rilassato, in Kamchatka la natura più grande e più forte dell’uomo. Ci si deve adattare e seguire le sue regole. Prendere o lasciare.
Nota sull’autore:
Marco Grippa è l’autore del libro Racconti dal grande nord, viaggio alle alte latitudini, edito da Polaris. Amante della natura selvaggia, ha viaggiato in Canada, Groenlandia, Islanda, Isole Faroe, Scozia, Norvegia, Lapponia e Kamchatka. Cura il sito di viaggio e fotografia www.marcogrippa.it
I libri di Marco Grippa sono editi da Polaris Editore. “Pamir Express” è disponibile e “Racconti dal Grande Nord” è in ristampa. Se ci seguite su Instagram saprete già che Polaris Editore ci ha permesso di regalarvi un super codice sconto del 30% su tutto il sito, inserendo al momento del pagamento POLARIS30.