Se arrivate dall’Italia molto probabilmente arriverete in Islanda, la terra del ghiaccio e del fuoco atterrando all’aeroporto internazionale di Keflavik. Il romanziere islandese Jón Kalman Stefánsson afferma in un suo romanzo che
“a Keflavik ci sono tre punti cardinali: il vento, il mare e l’eterno.”
Mi sento di allargare questa descrizione a tutta l’Islanda e in modo particolare al sud di questa giovane isola, nata dalle eruzioni vulcaniche: l’Islanda è la più ampia parte emergente della lunga dorsale medio-atlantica, è battuta dal vento durante tutto l’anno e il suo paesaggio – ora lo posso dire – è in grado di rapire la mente del visitatore come pochi altri luoghi in cui sono stata. A contatto con la natura matrigna che spesso si scatena all’improvviso non si può non pensare allo spazio che l’uomo occupa nella storia della terra, all’infinito. Stefánsson afferma anche a riguardo di Keflavik:
“Mai tra terra e cielo è stata misurata distanza più grande”
Day 1.
Keflavik e Selfoss
Noi arriviamo nel pomeriggio, spendiamo almeno mezz’ora al duty free dove facciamo scorta di birre locali per tutta la durata della vacanza; qui costa molto meno!
Il paesaggio all’esterno dell’aeroporto – a marzo – risponde a questa descrizione poco allettante. Nonostante questo, io e i miei compagni di viaggio riusciamo comunque a fermarci con gli occhi a cuoricino appena dopo 10 minuti dal ritiro dall’auto che abbiamo affittato, lasciarla aperta sul bordo della strada (non fatelo mai, è pericolosissimo!) e correre come dei bambini all’entrata di Gardaland. Abbiamo appena visto una delle sette meraviglie dell’Islanda: IL MUSCHIO.
Inizia così, constatando la morbidezza del muschio islandese la nostra avventura. Questo muschio che è quasi l’unica forma di vita che riesce ad attecchire sulle rocce laviche, sui troll, trasformandoli in terra.
Ci resta giusto il tempo per raggiungere attraverso delle strade mozzafiato la nostra guesthouse.
Prima di arrivare riusciamo a visitare qualcosa che per noi è davvero originale e che ci stupisce. Si tratta di un’area dove l’acqua solforosa e calda esce dalla terra e la colora di rosso. Il nostro primo incontro con i fenomeni naturali di cui l’Islanda è ricchissima!
La guesthouse che abbiamo scelto si trova a Selfoss, dove ci aspetta la seconda meraviglia dell’Islanda: l’HOT TUB riscaldata! Ci sono -10° fuori, e almeno +30° dentro l’acqua.
A quanto abbiamo capito durante il corso del viaggio, questo è un lusso che pochi islandesi si negano: fuori fa freddo, e più della metà degli abitanti vive in paesini che non offrono grandi diversivi. Ma le hot tub private e le piscine pubbliche termali sono onnipresenti e le seconde, contrariamente a quello che potreste pensare, sono davvero economiche rispetto al costo della vita in Islanda: un accesso costa circa 6 €.
La nostra prima guesthouse (pulitissima, confortevole, dotata di cucina comune e hot tub) è questa: Guesthouse Garun Skolavellir. Consigliatissima!
Day 2.
Il Golden Ring
Il vero e proprio viaggio è iniziato per noi il secondo giorno, ma per chi arrivasse la mattina questo potrebbe essere l’itinerario perfetto per il primo giorno di viaggio.
Il Golden Ring è uno degli itinerari più battuti dai turisti che decidono di visitare l’Islanda, e a ragione! In primo luogo è vicino a Reykjavik: anche ci facesse scalo per un giorno intero riuscirebbe tranquillamente a vedere i bellissimi luoghi che fanno parte di questo itinerario. In secondo luogo, condensa in uno spazio limitato alcuni dei fenomeni naturali più rappresentativi del paese.
La prima fermata una volta abbandonata la Ring Road 1 è il parco nazionale patrimonio UNESCO di Þingvellir (Parlamento in islandese) è un parco nazionale che ospita la faglia medio-atlantica che ha dato vita all’isola. La sua presenza è tangibile e chiarissima nella forma di un canyon che potrete attraversare, osservando i due continenti che si allontanano letteralmente a vista d’occhio (3 cm ogni anno). Qui si trova anche uno dei più antichi parlamenti del mondo, l’Alþingi. In questo luogo si riunivano dal 930 d.C. in poi tutti i rappresentanti delle comunità Islandesi per discutere delle leggi, prendere decisioni comuni e effettuare i processi. L’ingresso al parco è totalmente gratuito.
La seconda tappa imperdibile è Geysir, dove si trova il padre di tutti i geyser. Si tratta del primo geyser storicamente conosciuto e uno dei più alti. Oltre che in Islanda questo spettacolare fenomeno naturale può essere osservato solamente in altri due stati (decisamente più lontani e costosi da raggiungere): gli USA e la Nuova Zelanda. Geysir fino agli anni 60 eruttava con regolarità emettendo getti d’acqua bollente dell’altezza di 60 metri, ovvero equivalenti a un palazzo di circa 20 piani. Al giorno d’oggi, purtroppo, erutta senza regolarità in occasione di eventi naturali come i terremoti quindi difficilmente potrete vederlo. Ma niente paura! A pochi passi da questo brontolone addormentato c’è il geyser Stokkur che emette con regolarità svizzera getti dell’altezza di 20 metri, circa ogni 4-8 minuti. Anche in questo caso l’accesso è gratuito.
La terza tappa è Gulfoss, termine che si può tradurre con cascata (foss) dorata (sul) e che viene spesso descritta come “la regina di tutte le cascate islandesi”. Non c’è da stupirsi di questo appellativo dato che le acque del fiume Hvítá compiono – prima di raggiungere una gola stretta e profonda – due salti di 11 e 21 metri. Dietro a questa cascata impetuosa si cela una storia di eroismo e attaccamento alla propria terra: nel 1907 degli investitori inglesi tentarono di acquistare la cascata da Tomas Tómasson, contadino che possedeva i terreni dove si trova questo landmark. Inizialmente l’uomo rifiutò, per poi cambiare idea in un secondo momento. Sigriður Tómasdóttir, sua figlia, non era affatto d’accordo con la scelta del padre e assoldò un avvocato nella capitale per perorare la sua causa e salvare la cascata destinata a divenire una diga se fosse stata venduta agli investitori. La donna minacciò diverse volte di gettarsi nella cascata pur di salvarla, e di ricordare l’importanza di preservare le bellezze naturali del suo paese. Alla fine gli investitori vinsero comunque la causa ma decisero di non acquistare la cascata, che qualche anno più tardi venne venduta al governo Islandese che si è occupato di preservarla così come la conosciamo oggi.
Anche in questo caso, la potrete visitare senza bisogno di pagare alcun biglietto.
Vi consiglio di mangiare all’area accoglienza della cascata di Gulfoss. Qui potrete mangiare uno dei piatti tipici del paese: la zuppa di agnello. Se vi piace (e vi piacerà), la buona notizia, è che potrete fare refill!
Una volta che vi sarete rifocillati potrete ripartire per tornare alla Ring Road 1, passando prima da Fludir dove potrete ristorare anima e corpo nella Secret Lagoon dopo una giornata intensa.
A questo punto potrete raggiungere il vostro albergo e riposarvi in vista di una giornata altrettanto piena!
Noi non ci siamo fatti mancare nulla, nemmeno la possibilità di imboccare la Sprengisandur (F26), una strada di montagna innevata e corredata – guarda te – da paesaggi ricoperti dal ghiaccio a Marzo. D’estate questa strada, che attraversa internamente tutto il paese, un deserto attraversato da fiumi da guadare sembra ancor meno accogliente.
Dopo questa ultima avventura, abbiamo soggiornato nei pressi di Stóri-Dalur, molto vicini alla Ring Road per essere pronti a sfruttare ogni minuto del giorno successivo.
Day 3.
Il giro del mondo in 347 km
Si, 347 km sono molti da fare in una sola giornata.
Si, siamo stati così pazzi da pensare di poter comprimere tutto quello di cui vi parlerò in una sola giornata.
Si, siamo risusciti a vedere tutto e a fermarci anche nel mezzo – tantissime volte – quando qualcosa colpiva la nostra attenzione.
No, non lo rifarei. Spezzerei in due tranches questa tappa dividendola in due giorni, e così vi consiglio di fare.
Dalla Ring Road non avrete difficoltà a vedere Seljalandsfoss. Si tratta di una cascata imponente e particolarmente interessante perché è possibile arrampicarsi sul retro della stessa e vederla da un punto di vista inedito.
Abbiamo subito proseguito alla volta della cascata più amata dagli Instagramers: potente e fotogenica come poche incombe Skogafoss. Per un fotografo potrebbe valere la pena visitare l’Islanda anche solo per scattare un servizio a questa cascata che si trova ai piedi dell’impronunciabile e tristemente noto vulcano (con annesso ghiacciaio) che ha bloccato per giorni e giorni il traffico aereo nell’aprile del 2010: l’Eyjafjallajökull. Se siete interessati, lungo la strada potrete visitare l’info point che racconta l’avvenimento grazie a ricostruzioni e racconti degli abitanti della zona.
Ometterò di mostrarvi i tentativi di foto epiche sotto la cascata: lei è venuta benissimo, io proprio no. Ma la giornata è appena iniziata. A questo punto vi suggerisco di valutare la possibilità di fare qualcosa in più di quello che abbiamo fatto noi.
Nel caso abbiate un paio d’ore a disposizione e tanta buona volontà (e magati un profilo Instagram su cui bullarvi dell’impresa) a questo punto vi trovate molto vicini a quella che nel tempo è divenuta un landmark piuttosto rinomato. Si tratta di un aereo DC-3 dell’esercito USA caduto nel 1973 e abbandonato nel bel mezzo del nulla sabbioso; fino a qualche mese fa era raggiungibile con l’auto guidando per una decina di minuti ma il relitto attraeva così tanti turisti (spesso sprovveduti e irrispettosi) che le autorità hanno deciso di chiudere l’area e ora è necessario raggiungere il luogo in cui si trova l’aereo a piedi. Per raggiungerlo ci vogliono circa 40 minuti e 4 km di camminata. Ne vale la pena? Decidetelo voi guardando queste foto. Se deciderete di andare queste sono le coordinate:
Inizio del sentiero che porta al DC-3: 63.4912391,-19.3632810
Coordinate GPS del punto esatto in cui si trova l’aereo: 63.459523,-19.364618
Mi spiego meglio: dopo aver fatto incetta di cascate abbiamo deciso di seguire il consiglio della Lonley Planet di approfittare della vicinanza della strada ad una delle lingue del ghiacciaio Sólheimajökull. Seguendo le indicazioni stradali abbiamo raggiunto prima in auto, e poi attraverso un tratto di 10 minuti a piedi, la lingua del ghiacciaio. Siete mai stati dove il ghiacciaio termina la sua corsa? Qui capirete come nascono le valli, e quale sia la vera potenza e misura dei ghiacciai islandesi: vedrete la lingua del ghiacciaio, così grande che se pensate al ghiacciaio disegnato sulle mappe capirete il timore reverenziale che l’uomo nei secoli ha sempre riservato alle montagne.
Vi sentirete piccoli piccoli, quando attraverserete le dune di lava sgretolata che vi accompagneranno sino alla lingua del vulcano o vi guarderete indietro osservando la strada fatta per raggiungere il punto in cui vi trovate.
Capirete subito che, sebbene la tentazione sia forte, cercare di salire sul ghiacciaio senza una guida e la giusta dotazione esperta non è affatto una buona idea.
Fortunatamente, se fare una passeggiata sul ghiacciaio vi intriga, potete rivolgervi a diverse realtà che vi accompagneranno in tutta sicurezza su questo e altri ghiacciai. Un’ottima referenza per trovare questo tipo di escursioni è Extreme Iceland, ma vi invito a fare una ricerca più approfondita sul web per trovare altre guide e percorsi. Ci sono itinerari organizzati che vi permetteranno di farvi accompagnare in tutte le tappe fino ad ora descritte anche se deciderete di non affittare l’auto.
A questo punto, se avrete fatto l’escursione sul ghiacciaio, sarà ormai ora di raggiungere il vostro hotel. Ma non prima di aver visitato una delle mete più amate d’Islanda: la spiaggia nera di Reynisfjara e le sue colonne basaltiche nei pressi di Vik e Myrdal.
Questa spiaggia – dalla quale sono visibili gli imponenti monoliti rocciosi al largo della costa – è molto bella. Tuttavia, negli ultimi tempi alcuni turisti sconsiderati hanno rischiato la vita e un turista cinese è addirittura morto spazzato al largo dalle onde, la quale potenza non va mai sottostimata.
A questo punto ci siete quasi. State per raggiungere uno dei posti più magici e unici dell’Islanda: Jökulsárlón.
Prima vi aspetta uno dei luoghi più desolanti che vedrete mai nella vostra vita. Si chiama Skeiðarársandur e si tratta di una vera e propria landa nuda ricoperta solamente di una sabbia grigiastra trasportata fino a lì dai fiumi di origine glaciale. Non una casa, né un albero ad adornare il paesaggio per circa 60 km. Solo qualche volo d’uccello e stoiche quanto minuscole piante nascoste nella sabbia. Questa zona dell’Islanda è ventosa e nel caso troviate forte vento questo farà spostare la vostra macchina sulla carreggiata e, nel peggiore dei casi, la sabbia si alzerà mettendo a rischio l’integrità della vernice che ricopre la carrozzeria; per questo in qualsiasi periodo dell’anno è consigliato fare l’assicurazione detta “sandstorm“.
Non temete, il peggio è passato e ve ne accorgerete quando tornerete a vedere la neve avvicinarsi sempre più alla strada la cappa di ghiaccio che ricopre i monti retrostanti. Questa è la coltre ghiacciata più grande d’europa e il suo nome è Vatnajökull; sono molte le visite guidate organizzate su questo ghiacciaio ed è proprio qui che – se andrete d’inverno – potrete prenotare un’escursione in una delle Ice Caves che vi ho già citato.
E alla fine eccolo: Jökulsárlón è un lago di origine glaciale dei veri e propri iceberg (raggiungono i 30 m di altezza) fluttuano sull’acqua, rovesciandosi di tanto in tanto. Fra i lastroni di ghiaccio – che si staccano dal ghiacciaio e cercano di prendere il largo uscendo dalla laguna (o fondendosi) – nuotano tante foche attirate nel lago dalla presenza dei pesci che vi trovano rifugio. Subito non le noterete, perché sarete troppo estasiati a causa della bellezza del luogo per prestare loro attenzione.
Il tramonto è certamente uno dei momenti migliori per arrivare qui e scattare tantissime fotografie mentre la luce cambia velocemente donando al ghiaccio un’infinità di diverse sfumature di blu, lilla e rosa. Il lago Jökulsárlón non è sempre stato lì dove ora lo possiamo vedere: iniziò a formarsi nel 1934 e dal 1975 raddoppiò la sua superficie arrivando agli attuali 18 km² di superficie a causa dello scioglimento accelerato dei ghiacciai. La sua profondità di 260 m lo rende il lago più profondo d’Islanda.
Stanchi, anzi stanchissimi e felici, andrete verso il vostro hotel. Noi abbiamo dormito all’Apotek Guesthouse che mi senti di consigliare a tutti: ottima colazione, tanta pulizia, spazi ampi e una proprietaria davvero disponibile!
Finisce qui la prima puntata dei miei consigli di viaggio per un on the road sulla Ring Road 1. Di cosa vi parlerò nei prossimi post?
Part II. I fiordi dell’Est e il mitologico Nord
Part III. La penisola di Snæfellsnes e la capitale
6 commenti
Che sogno l’islanda! <3
Per me lo è stato!
Una delle mie prossime tappe vorrei fosse proprio l’Islanda, ma pensavo fosse impossibile da visitare in meno di una settimana. Con questo post ho rivalutato la questione! Ora me lo salvo, è pieno di consigli che mi saranno molto utili 🙂
Ciao! Sono felice che il post sia utile 😉 Diciamo che fare tutto il giro dell’isola da una visione più completa e permette di vedere perle come il lago Myvatn e la penisola di Snaefellsness e i fiordi di cui parlerò nei prossimi post. Tuttavia mi rendo conto che l’intero giro può essere lungo da fare (non tutti hanno 10 giorni), e anche costoso. Trovando una buona offerta low cost credo possa essere valida l’idea di provare a vedere queste attrazioni più la capitale in non più di 6 giorni. Meglio che non andare mai, no?
ciao !
sto leggendo l’articolo ma non capisco una cosa, nel giro del golden circle avete messo il link della secret lagoon, che è esattamente lo stesso che si apre nel secondo post fra il lago myvatn e akureyri.
é lo stesso sito che vale per tutte le secret lagoon? come faccio a indicare quella che voglio? o è indifferente?
grazie
Ciao Alessandra, innanzitutto grazie per aver letto i nostri post mentre ti informavi per organizzare il tuo viaggio. Ti ringrazio poi per aver notato questo refuso. Se ora vai nella pagina dedicata alla tratta nord del viaggio, tra Myvatn e Akureyri, ho inserito il link corretto dei bagno dove siamo stati! E buon viaggio!!!