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  • Uzbekistan

L’immane tragedia del Lago Aral in Uzbekistan

  • Urbo
  • 27 Ottobre 2018
  • 2 minute read
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Lago Aral in Uzbekistan

[Day 180] Aral Sea: in fondo al mare (che fu)

Ci avviciniamo alla balconata e all’improvviso compare, oltre uno strapiombo alto una ventina di metri, un immenso deserto, neutro e giallo, puntellato di cespugli rinsecchiti e piccole dune sabbiose.

“Quello era il fondo del mare, cinquanta anni fa” ci dice l’autista del nostro taxi.

Siamo a Moynaq, cittadina ex-portuale che una volta era bagnata dal lago d’ Aral. Oggi il lago si trova a quasi 100 km dalla città e la distanza è in continuo aumento. La vista dalla balconata è impressionante: ci sono solo una decina di scheletri arrugginiti di barche che sembrano galleggiare in un piatto mare color ocra. Scendiamo dalla balconata e raggiungiamo le barche, atterriamo sul “fondo del mare”. È sabbioso e pieno di conchiglie, vediamo la costa quindici metri sopra le nostre teste, la mente non riesce neanche a concepire quanta acqua si sia fottuto l’uomo, è inimmaginabile.

I relitti delle navi nel lago d'aral sono un macabro ricordo di ciò che doveva essere questo luogo, quando l'acqua raggiungeva quasi il bordo di quello che oggi è un precipizio verso il deserto salato e sabbioso.
I relitti delle navi nel lago d’aral sono un macabro ricordo di ciò che doveva essere questo luogo, quando l’acqua raggiungeva quasi il bordo di quello che oggi è un precipizio verso il deserto salato e sabbioso.
All'ingresso del paesino di Moynaq, che una volta si trovava in riva al lago d'aral ed era il centro nevralgico della pesca e dell'inscatolamento del pesce, c'è questo monumento sovietico. Nel monumento sono rappresentati un gabbiano e un pesce, simboli di quel mare che non c'è più...
All’ingresso del paesino di Moynaq, che una volta si trovava in riva al lago d’aral ed era il centro nevralgico della pesca e dell’inscatolamento del pesce, c’è questo monumento sovietico. Nel monumento sono rappresentati un gabbiano e un pesce, simboli di quel mare che non c’è più…

Il disastro compiuto dall’Unione Sovietica prima e dall’Uzbekistan di Karimov poi è una delle tragedie naturali più grandi del novecento. Dal 1960 ad oggi il lago si è ridotto di piu di 50000 km2, circa il 90% è andato perso. L’acqua prelevata dagli emissari del lago, il Syr Darya e l’Amu Darya, è andata a foraggiare le gigantesche coltivazioni di cotone dell’Uzbekistan occidentale e il lago non ha più avuto di che sostentarsi. Senza tecnologia e con tubature antidiluviane lo spreco di acqua è stato immenso e l’umidità ha fatto salire in superficie giacimenti di sale, sparsi poi per tutta la regione dal vento.

Oltre a distruggere l’ecosistema di quest’area, il disastro ha avuto serie ripercussioni sulla popolazione. Città che basavano la loro economia sul commercio ittico e sui trasporti marittimi sono di punto in bianco diventati villaggi spettrali, insediamenti fantasma nel mezzo di un deserto. Il clima secco e ventoso unito al terreno sabbioso, alla concentrazione di sale e all’uso di fitofarmaci per le coltivazioni ha incrementato l’incidenza di malattie, soprattutto respiratorie e renali, fino ad allora sconosciute.

A Moynaq, l’impatto visivo è così potente ed esplicativo che non puoi far altro che guardare sconcertato quel mare di nulla.

Per l’Unione Sovietica il lago d’ Aral era un aborto e andava cancellato dalla faccia della terra: incredibile fino a che punto l’essere umano può odiare sé stesso e il mondo che lo circonda.

I relitti delle navi nel lago d'aral
I relitti delle navi nel lago d’aral
Perché il Lago d'Aral muore? Per permettere all'Unione Sovietica (e poi allo stato Uzbeko) di divenire uno dei primi esportatori di cotone nel mondo dopo USA e Cina.   Ci domandiamo: siamo sicuri che quella maglietta comprata in una catena di fast fashion valga davvero questo tipo di tragedia ecologica e sociale? #fashionrevolution
Perché il Lago d’Aral muore? Per permettere all’Unione Sovietica (e poi allo stato Uzbeko) di divenire uno dei primi esportatori di cotone nel mondo dopo USA e Cina.
Ci domandiamo: siamo sicuri che quella maglietta comprata in una catena di fast fashion valga davvero questo tipo di tragedia ecologica e sociale? #fashionrevolution
La riva dell'ex Lago d'Aral a Moynaq
La riva dell’ex Lago d’Aral a Moynaq

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Urbo

Vive da quando aveva 17 anni come un equilibrista instabile. E’ appassionato di diagrammi di Feynman. In viaggio è quello che sta dietro come un corvo, che prende appunti mentre la compagna si fa il mazzo per conoscere le persone e ottenere informazioni. Però detiene la sacra mappa e il suo generoso senso dell’orientamento gli permette di avere sempre tutto sotto controllo. Ma se comincia a vacillare lui… panico!

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