Cosa vedere a Iquitos
Il fascino di Iquitos
Il fascino di Iquitos è tutto nel suo rapporto sensuale con la giungla e nel viavai brulicante dei suoi porti fluviali e dei suoi mercati.
La città più grande del mondo non raggiungibile via terra, poggiata sulle sponde del Rio delle Amazzoni ha conosciuto il suo massimo splendore agli inizi del 900 con il boom dell’industria della gomma.
Oggi è una cittadina vivace, che conserva nelle pareti maiolicate degli edifici, nell’elegante passeggio coloniale che dà sulla laguna segni evidenti della ricchezza passata ma senza nostalgia. A Iquitos si vive più che dignitosamente, nonostante il caldo asfissiante, nonostante i mototaxi, nonostante i mosquitos, nonostante la foresta massiva che incombe.
I mercati di Belen e di Bellavista sono dei lerci, pittoreschi, assurdi ricettacoli di qualsiasi genere alimentare o prodotto, larve, caimani, tartarughe, frutta stravagante, pesci gatto enormi, nonché la base del mercato nero invisibile di animali pregiati come anaconde, coccodrilli, tucani e pappagalli.
Alla “Casa Fitzcarraldo” invece si può visitare la residenza dove alloggiava Werner Herzog e tutto il suo entourage durante le riprese di “Fitzcarraldo” e di “Aguirre furore di Dio”, i vertici estremi del cinema visionario del regista tedesco negli anni ’70/’80. C’è anche tutta una serie di foto di Klaus Kinski, Claudia Cardinale e gli altri attori delle pellicole.
Un bagno nel Rio delle Amazzoni
Quello che mi ricorderò del galleggiare assorto a testa in sù nel bel mezzo del Rio delle Amazzoni é la vitalità del grande fiume.
Decine di uccelli, farfalle e insetti che volteggiano sopra la tua testa, delfini in lontananza e la sensazione che la natura scorra come in un dolce vortice. Non c’è un minuto di silenzio nella selva amazzonica, la musica della foresta suona incessantemente di giorno e di notte dietro una cortina di verde maestoso.
Sono centinaia le popolazioni di nativi che vivono ancora in queste zone. Seppur raggiunti dalle comodità moderne non hanno mai rinunciato a vivere in totale simbiosi con la natura, il che significa dedicarsi ad essa in ogni istante della propria vita e curare quello che è il più grande laboratorio di cui disponiamo sulla nostra terra.
Il quartiere Belèn insieme a Raul
Dimenticatevi di Amsterdam, Stoccolma o Utrecht, se esiste una città simile a Venezia, questa si trova nel quartiere Belén a Iquitos. Certo è una Venezia sfatta, lurida, stracciona ma ha lo stesso largo respiro, la stessa dimensione onirica e la stessa simbiosi con l’acqua della Serenissima.
La visitiamo con Raoul, barcaiolo anarchico e governatore del villaggio di San Francisco a Belén. Ha avuto il coraggio di mollare il suo lavoro di guida turistica per conto di un’agenzia in cui veniva pagato 1 euro a persona su una tariffa di 70 euro e ora, tornato alla guida del suo barchino, accoglie i locali e gli sporadici turisti che si affacciano sulla soglia di Belén per aprirgli questo mondo parallelo che si specchia sull’acqua.
Attraversiamo le palafitte di Belén con un pekepeke a motore, fra qualche mese la marea sarà talmente alta che gli inquilini delle palafitte più basse dovranno spostarsi al secondo piano. Il paese sull’acqua è tranquillo e laborioso a parte il quartiere a nord con alto tasso di criminalità che evitiamo accuratamente.
Le scuole sono le uniche infrastrutture di cemento, tutto il resto è in legno. Per arrivare a San Francisco bisogna inoltrarsi nella laguna, dove la giungla si infittisce. La miseria di questi luoghi è bilanciata da una dignità sorprendente, la gente coltiva erbe medicinali e sfrutta abbondamente le regalie che la natura gli offre dalla frutta al pescato. Raoul e le associazioni di quartiere sono sempre in prima linea per aiutare i più sfortunati e i più poveri del circondario aiutandoli nei momenti del bisogno.