[Day #46 to #49] Hanoi: la storica capitale del Vietnam
A prima vista Hanoi è una metropoli viva ma tutto sommato paciosa, niente a che vedere con il traffico indiavolato di Ho Chi Minh. Il vecchio quartiere è bizzarro: un corpo architettonico francese di strade strette e minuti edifici che indossa le solite vesti asiatiche, tendoni sporchi e malmessi, cartelloni pubblicitari giganti, street food e mercati. Il turismo lo ha già preso in ostaggio, metà della gente che gira per le sue strade è forestiero. Farsi una birra in un bia hoi in strada mentre la città si muove è comunque una esperienza veramente divertente.
Il quartiere francese è l opposto: strade larghe ed edifici di rappresentanza, un teatro dell’opera, ambasciate e hotel a 5 stelle. In mezzo ai due: Hoan Kiem, un pacifico ed elegante lago adornato di templi e pagode perfetto per la ginnastica mattutina dei vietnamiti.
Allontanandosi dal centro è come se la città perdesse il fuoco, come se non sapesse piu chi essere: comincia un strana accozzaglia di villaggi enclavi, cimiteri in mezzo a rotatorie, un centro direzionale costruito in mezzo al nulla, quartieri nuovi nuovi che ricalcano nobili ville londinesi e di epoca vittoriana.
In realta finora una delle cose piu belle che abbiamo visto in questa citta sono i ponti sul fiume rosso: su tutti il long bien, un imponente e lunghissimo ponte costruito dai francesi a cavallo tra 800 e 900, un’opera di grandissimo valore. Il ponte corre sul fiume e su ettari quadrati di coltivazioni, laghetti, foreste e prati, mentre in lontananza sui due lati del ponte i grattacieli di hanoi si stagliano in mezzo alla nebbia. Uno spettacolo veramente sorprendente.
Alla seconda tornata, girando per le sue vie ci pare di capire qual è la forza di questa città: una capitale-metropoli con lo spirito di una cittadina di provincia. Il sabato sera è praticamente una sagra di paese, tutti in strada a cantare, mangiare, ballare.
Ti rendi conto di come abbiano superato tutte le avversità che la storia gli ha propinato: senso di comunità e condivisione e una fiducia cieca nelle proprie tradizioni e nelle proprie abitudini. Ad Hanoi si vive bene non c’è alcun dubbio, basta seguire le sue regole. Per iniziare: sveglia all’alba e corsetta mattutina con tanto di ginnastica. E un pho per colazione per iniziare bene la giornata.
Durante questo stop abbiamo anche trovato i nostri posticini, dove siamo tornati e torneremo: il caphe Aroma nell’Old Quartier con il suo egg coffee (ve lo prepariamo?!) e uno street food corner un pó più a nord di fronte al cafè galleria Manzi che offre un piattone a base di tagli di carni strane (sanguinaccio, polmoni e altre zone non meglio identificate) affollatissimo di giovani in carriera e modaioli come di adulti più compiti e pensionati. È bello avere delle abitudini!
Ci siamo regalati un’ora in cui sederci e vedere la forma teatrale più famosa e tipica del paese: le marionette sull’acqua. Lo spettacolo era in Vietnamita, ma abbiamo capito tutto! Provare per credere (e no, non abbiamo ancora capito bene come caspita fanno a manovrare così tante marionette contemporaneamente!)
Una delle esperienze memorabili da fare ad Hanoi è sicuramente osservare il passaggio del treno all’interno della città. Stretti vicoli che, due volte al giorno, sono attraversati da lunghi e pesanti treni e ció che stupisce è la nonchalance con cui i residenti affrontano questa piaga: semplicemente 5 minuti prima del passaggio sistemano motorini e vasi alla meglio, avvertono turisti e avventori del pericolo e rientrano in casa. Dopodichè tutto torna alla normalità.
PS: a dispetto di quello che potrebbe sembrare un evento che puó accadere solo in un paese retrogrado, qui i treni regionali hanno wifi gratuito, spine per la corrente elettrica e aria condizionata funzionante. E non si sente parlare di gente investita dal treno. D’altronde il grado di civiltà di una popolo spesso è una questione di punti di vista.
Salutiamo il Vietnam e i capelli di Urbo!
Eravamo partiti prevenuti rispetto a questo paese. Sapevamo che il Vietnam è un paese piuttosto turistico, perfetto per i viaggi di gruppo per anziani (e ce n’erano parecchi) e giovani backpacker (anche loro presenti). Ci hanno anche detto che era un paese costoso rispetto alle Filippine (falsissimo!) e che le persone erano scostanti (in parte vero). Tuttavia, ci siamo dovuti ricredere quasi subito in merito a tutti questi punti, e ora vi spieghiamo perché:
I Vietnamiti sono un popolo orgoglioso della sua storia e della sua cultura. Hanno un forte senso di comunità e per questo possono talvolta farti sentire come un estraneo. Questo però ha reso loro possibile approcciare i turisti alla pari, diversamente da altri paesi in cui abbiamo viaggiato dove abbiamo sentito un distacco più incolmabile da parte delle persone che incontravamo: in Vietnam non mi sono mai sentita un portafoglio con le gambe. Le infrastrutture sono impeccabili, quindi è possibile andare ovunque ed è molto facile costruirsi un itinerario off the beaten track e lasciarsi alle spalle le masse e il frastuono delle città.