Il Myanmar di Rudyard Kipling a Mawlamyine
[Day #81 to #84] Mawlamyine: si, qui è scattata la scintilla
Mawlamyine è una delle citta che piu ci entrata nel cuore del Myanmar. Perchè? Avete presente quando si arriva in una citta e si prova una strana pace dei sensi? Una luce particolare si instilla nel cuore quando questo accade. Sarà anche che aspettare il tramonto dalla pagoda Kyaik-thanlan (fonte di ispirazione di Rudyard Kipling per il suo poema “Mandalay”), osservare da lassù il mare, come cambia la doratura della stupa e poi ancora gettare un occhio di sotto e contemplare la citta immersa nella nebbia e nella giungla è una esperienza inenarrabile.
Questa città fu la prima capitale della Birmania britannica; giace su un esotico costone di roccia che scende dolcemente sul mare, a poca distanza si trovano il reclined buddha piu grande del mondo, monasteri sulle cime di rupi carsiche, isole ricolme di palme e banani, splendidi villaggi indigeni. I suoi abitanti sono squisiti e tra i piu speciali che abbiamo conosciuto in questo paese.
Non troppo lontano da Mawlamyine si trova Hpa-an, alle pendici di una serie di alture carsiche davvero singolari. Qui la buddheyland torna in grande stile: la Sadan cave, una grotta lunghissima, contiene al suo interno stupa, reclined buddha, iscrizioni dorate e tutta una serie di preziosi idoli buddisti. Ci si inoltra al suo interno tra lucide concrezioni magmatiche, pipistrelli, altari divini, cavità profonde, fino a raggiungere dal lato opposto un lago. No, non è la nuova attrazione di Gardaland, è tutto vero e si chiama Myanmar. Sempre a Hapa-An, la Kyauk Kalap Pagoda è un’altra stravagante costruzione che lascia a bocca aperta: una pagoda costruita su una roccia oblunga e deforme. Sicuramente non manca l’inventiva al culto theravada.
[25 aprile] storie di ponti e poteri forti
Con questa pillola accantoniamo in parte le meraviglie del pianeta myanmar (la “buddheyland” come l’abbiamo ribattezzata ve la faremo vedere di nuovo prossimamente) per raccontarvi una storia, che pensiamo possa esemplificare perfettamente quello che rappresenta questo paese nel 2018, la storia del ponte che connette l isola di Bilu Kyung a Mawlamyine. Abbiamo avuto la fortuna di attraversare questa splendida isola ieri, un paradiso di 64 villaggi in mezzo alla giungla e un popolo incredibilmente caldo e accogliente. Siamo anche stati invitati a pranzo da una famiglia durante la festa della pagoda ma non è di questo che volevamo parlarvi.
Abbiamo raggiunto l isola tramite l’unico ponte che la connette alla terraferma terminato nel maggio 2017 senza sapere che fosse recentemente balzato agli onori della cronaca locale e nazionale. Il governo centrale ha deciso di intitolare il ponte, salutato da tutti come un’opera di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’isola, al generale Aung San, uno dei principali artefici dell’indipendenza della birmania dallo stato britannico nonchè padre del celebre premio nobel Aung San Suu Kyi. Una scelta contestata fin da subito in maniera asprissima dai locali che sono per la maggiorparte di etnia Mon e che avrebbero voluto che il nome del ponte fosse stato “Yamanya” (che significa “Stato Mon” nella lingua locale Mon) o “Thanlwin” come il nome del fiume. In più i locali vedono il generale Aung San come una figura controversa, fondatore del Tatmadaw, l’esercito militare autore, negli anni successivi alla sua morte, di innumerevoli persecuzioni contro i Mon e tutte le altre minoranze del myanmar.
La prima apertura viene cancellata nel febbraio 2017, mentre in marzo una marcia di 20000 persone occupa il ponte per protestare contro il nome, infine in aprile viene consegnata una petizione con 120000 firme. La questione danza piu volte sui banchi del parlamento ma il nome non cambierà: il ponte verra inaugurato in maggio col nome di generale Aung San, senza giustificazioni di sorta. Un nome Bamar per silenziare qualsiasi prerogativa di indipendenza o autodeterminazione dei Mon. Cosi si gioca ovunque in Myanmar ancora oggi la partita tra i Bamar, l’etnia predominante, e tutte le altre, piu povere e poste spesso ai margini della societa. Persino la costruzione di un ponte strategico diventa secondario rispetto a quella che è la liberta di espressione di un popolo.
Il myanmar si trova oggi in un equilibrio instabile: uno sviluppo inarrestabile finanziato principalmente da Cina e Giappone ma allo stesso tempo 9 gruppi armati militari antigovernativi attivi e 17 con cessate il fuoco. Si combatte in Chin, Kachin, Rakhine, Kayin e Shan. Le etnie in myanmar sono 135, molte delle quali hanno lingua e tradizioni completamente diverse.
Le citta crescono ma il 70% delle persone vive ancora nei villaggi in campagna e il sistema scolastico è notevolmente da migliorare. C’è ancora molto da fare per Aung San Suu Kyi e compagnia, la complessità di questo paese è enorme ben oltre quello che i nostri media ci fanno intuire parlandoci solo di rohingya e di premi nobel immeritati.
Vogliamo ringraziare uno delle persone migliori che abbiamo incontrato in questo viaggio, un giovane studente universitario dolcissimo di intelligenza e lungimiranza non comuni con cui è scaturita la discussione più illuminante di questi tre mesi di viaggio. Non mettiamo la sua foto perché certe cose è bello che rimangano al 100% personali, ma trovate quelli della generosa famiglia dell’Isola Bilu Kyung.