Da appassionato di letteratura di viaggio vi assicuro che nella sezione Sud America sugli scaffali delle librerie si sprecano i libri sulla Patagonia.
Oggi vi porto si in Argentina, ma più a nord, e ci fermeremo lungo le rive del Mar de la Plata a Buenos Aires, in quella metropoli che a me piace chiamare “Baires”.
Cosa ci dicono la parola “desaparecidos”? E il nome Jorge Videla?
Come anticipato siamo in Argentina, nel 1978, da due anni Videla è al potere, i suoi militari comandano, uccidono e impongono la loro violenza. Tra tutti gli episodi di assurda violenza che sinistramente hanno insanguinato i barrios di Buenos Aires e l’Argentina, uno mi ha colpito profondamente e non riguarda nemici politici ma la squadra del Mar del Plata, una delle migliori formazioni di rugby argentine.
L’autore di Mar del Plata: Claudio Fava
A guidarci in questo mondo di “sport e violenza” ci aiuta Claudio Fava con il suo romanzo “Mar del Plata”.
Claudio Fava, catanese classe 1957, politico, giornalista e scrittore. Laureato in giurisprudenza. È autore di numerosi saggi e reportage, tra questi ultimi vanno ricordati gli articoli, premiati a livello europeo, riguardanti la guerra in Somalia dei primi anni ’90.
Il libro: Mar del Plata edito da Add Editore
Il racconto di questa triste e romantica storia inizia nel peggiore dei modi.
Javier, un giovane giocatore di rugby di 17 anni conosciuto da tutti come il Mono sparisce nel nulla. I responsabili del fatto sono i militari di Videla, che frequentemente ricorrono a questa procedura: qualcuno sparisce, e non si sa più dove sia, o se sia vivo.
Il ragazzo viene ritrovato nel Rio de la Plata qualche giorno dopo con le mani legate. Un colpo di pistola alla testa ha fulminato la sua giovane vita. La domenica successiva la squadra scende in campo e il canonico minuto di silenzio, tipico degli inizi di un match sportivo che celebra qualche mesto avvenimento, si prolunga. I minuti diventano dieci, la palla non si muove, i giocatori nemmeno e sulle tribune non vola una mosca. Il silenzio assume una sfumatura quasi religiosa e un qualcosa nelle coscienze dei presenti scatta.
Vi ammazzano perché non conoscono i vostri pensieri e questo li fa impazzire.
Il regime non gradisce questa sfida arrivata dal campo e un po’ alla volta farà “sparire” i rugbisti ma, invece di intimorire i giovani, fa affiorare in loro un istinto di ribellione degno dei più grandi rivoluzionari.
Partita dopo partita, uccisione dopo uccisione, la squadra rimpiazzerà gli sfortunati compagni con ragazzini arruolati dalla strada e lanciati nel ruolo di titolari. I ragazzi del La Plata continuano a giocare, a vincere, a parlare ad alta voce. Un atteggiamento di una potenza indescrivibile: “potete ucciderci tutti ma come vedete non molliamo” sembrava dicessero i ragazzini con una calza nera legata al braccio per commemorare gli amici spariti.
Passarella guardò Raul.
<<uno di noi due dovrà restare vivo>>
<<perché?>>
<<Qualcuno dovrà raccontarla questa storia…>>
Alla fine rimarrà in vita solo Raul dell’originale compagine sportiva e sarà proprio lui, vent’anni dopo a raccontare questa storia al giornalista Gustavo Veiga, che riporterà questo grande momento di storia argentina di sport a Claudio Fava.
Per dovere di cronaca va segnalato che Jorge Videla fino all’ultimo giorno della sua immonda vita non ha mai rinnegato le sue azioni. Ha tenacemente difeso il regime affermando che quelle scelte sono state necessarie per mantenere l’ordine, non c’era altra via.
Buona lettura!
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