“Si inginocchiò con noi, i glutei sui talloni, con fare discreto come se le sue membra non dovessero turbare l’ombra o sfiorare il terreno. Con mani timide e gesti misurati prese appena un po’ di pane e sapore di pomodoro. Si, sapore di pomodoro, perché intinse appena il pane nel sugo senza prendere un solo pezzetto di pomodoro. Mi era di fronte ed era un carovaniere, uno degli uomini del vento e del deserto”
La carovana del sale, Elena Dak
Il Sahara è immenso, sconfinato, e difficilmente da europei possiamo averne un’idea. Sono milioni di km quadrati in continuo avanzamento. Basta guardare una carta geografica anche non molto dettagliata per aver chiara questa proporzione e rimanere stupiti. Ed è di questo deserto che ci parla Elena Dak nel suo libro “La Carovana del Sale“.
Tutti abbiamo in mente i documentari televisivi sulle leggendarie carovane di Tuareg che trasportano il sale nel Sahara, ed è proprio a una di queste carovane che Elena Dak, riesce ad aggregarsi grazie all’ incontro quasi casuale, avvenuto un anno prima a Niamey, con Ihalen, il figlio di un capo carovana.
Elena Dak, veneziana classe 1970, coordinatrice per l’operatore turistico Kel12, laureata in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo antropologico, esperta di Medio Oriente, Asia centrale e Nord Africa, è innamorata da sempre del mondo nomade pastorale e dei deserti.
Nell’autunno del 2005 parte al seguito di una carovana formata da trenta uomini e circa trecento dromedari. Come ogni anno tra l’autunno e l’inverno, i tuareg del nord del Niger intraprendono un lungo viaggio attraverso il Tenerè, deserto che divide la catena montuosa dell’Air – dove risiedono i tuareg seminomadi – dalle saline di Bilma e Fachi e dai palmeti di Chirfa. Si tratta di un’impresa che oltre a richiedere una preparazione fisica adeguata, raggiunta con mesi di allenamento, necessita un notevole coraggio e una forza di volontà immensa. Questa impresa non sarebbe potuta andare a buon fine senza la capacità di Elena di empatizzare con persone normalmente non abituate a dover accogliere stranieri durante la carovana.
La scrittura e la narrazione di Elena sono così coinvolgenti che stando comodamente seduti in poltrona possiamo sentire l’aria del deserto e partecipare al rito del tè, costituito da gesti e riti di una bellezza sconvolgente. Riusciamo a respirare l’atmosfera serale che si crea intorno ad un fuoco nel bel mezzo di un ambiente isolato e aspro e la preparazione mattiniera dei dromedari per ripartire nuovamente alla volta delle saline.
Immagini suggestive di preghiere notturne, cieli stellati da mille e una notte, tramonti che, come definisce Elena, emanano una luce calda riflessa dalla terra, una luce che non esiste altrove.
Il libro è un susseguirsi di descrizioni trascinanti che, una volta arrivato alla fine della lettura, ti lasciano una sensazione di pace e di appagamento, rimangono dentro e spesso riaffiorano quando mi immagino gruppi di uomini intorno ad un fuoco circondati da nulla. Un “nulla” in cui vivono da secoli e in cui riescono ad orientarsi con metodi antichissimi muovendo le proprie carovane del sale.
Buona lettura!
Dove trovare questo libro?
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