Un bacaro tour a Venezia? Che banale ovvietà!
Oppure no?
Al netto della sua strabordante bellezza, non possiamo dire di essere mai stati grandi fan di Venezia, almeno fino al momento in cui ci si è trasferito per lavoro un nostro caro amico, e abbiamo cominciato ad esplorarla con lui, calle per calle, bacaro per bacaro. Uno spritz Select alla volta. Andrea si era comprato quella che ancora oggi considero la migliore guida turistica cartacea per questa città tanto sopravvalutata, quanto sottovalutata: “Corto Sconto. La guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta” edita da Rizzoli Lizard. Fu da lì che partimmo per scoprire la nostra personale Venezia.
Perchè la definisco una meta sopravvalutata? Per il semplice motivo che sono milioni i visitatori che la visitano. Lo fanno però, uscendo da quest’esperienza spesso con aperta insoddisfazione, affermando che “venezia puzza”, “si mangia male”, “si spende tanto” e che “c’è troppa gente”.
C’è del vero in queste affermazioni, ma ci sentiamo di affermare serenamente che il turismo stesso sia la causa di molti dei problemi di Venezia. Chi la visita, spesso, non lo fa con la consapevolezza di cosa è stata questa repubblica marinara per il Mediterraneo, agguantandola con un approccio mordi e fuggi che non porta beneficio ne’ a chi la visita, ne’ alla città stessa. Per godere della sua bellezza e della sua storia da romanzo, Venezia la si gode di più fuori stagione e visitandola senza fretta.
Venezia è una città dove perdersi
Venezia non è una città da attraversare lungo la sua spina dorsale da Piazza Roma a Piazza San Marco; Venezia è una città dove perdersi, dove arrendersi al fatto che Google maps si perderà tra le strette calli, dove gettare la mappa e lasciarsi trascinare dal caso finché le gambe reggono. Oppure facendosi guidare da un amico, come abbiamo fatto noi, che conosca le piccole grandi sorprese che questa città può regalare. Se questo amico non lo avete, possiamo provare ad accompagnarvi noi raccontandovi di quei posti che ci hanno fatto brillare gli occhi, d’ammirazzione e d’ebrezza.
Questa non è una guida omni-comprensiva sulle bellezze architettoniche e storiche di Venezia. Non siamo accreditati per guidarvi in questo senso. Si tratta piuttosto di una lista incompleta dei nostri luoghi del cuore, quelli che ricordiamo con un sorriso o un sospiro di nostalgia. E cosa è una gioia, se non è condivisa?
Piccolo dizionario veneziano:
Bacaro = osteria. L’etimologia sembra ricondurre alla figura mitologica di Bacco, dio dell’ebrezza. Esiste però una seconda interpretazione del termine, che riporta all’espressione “far bàcara” (festeggiare).
Ombra = il bicchiere di vino. La leggenda vuole che i venditori di vino di piazza San Marco si spostassero seguendo l’ombra dei campanili per mantenere il vino fresco. Da qui, il nome.
Cicchetti = una piccola porzione di cibo che potremo chiamare anche spuntino, e che se fossimo in Spagna chiameremo tapas o in Turchia meze.
Calle = la tipica via veneziana, stretta e incassta tra i palazzi.
Campo = nell’urbanistica veneziana rappresenta uno spazio aperto attorniato da edifici, più semplicemente una piazza. La verità è che l’unica piazza di Venezia che è chiamata piazza è San Marco. Una seconda curiosità: il campo è anche un’unità di misura agraria che è ancora utilizzata in Veneto (per esempio, nella mia Verona equivale a 3047,9466 metri quadrati).
Sestiere = ciascuna delle sei parti in cui erano o sono suddivise alcune città italiane, come ad esempio Venezia.
I to morti = l’imprecazione che sentirete sicuramente se non terrete la destra sui ponti o bloccherete la strada ai portantini di valigie 😉
I nostri consigli per un bacaro tour
Bene, ora possiamo passare al nostro itinerario!
Bacareto Da Lele
Il Bacareto da Lele non può che essere la prima tappa al vostro arrivo (o la perfetta chiusura di una giornata allegra) alla stazione F.S. Santa Lucia o in Piazzale Roma.
Il bacaro si trova qui in Campo dei Tolentini dal 1968 e offre panini e ombre dalle 6 del mattino e a prezzi che più popolari di così non si potrebbe. Ricordiamo chiaramente di aver speso 3 € per un panino e un bicchiere di vino. E’ al mattino, molto presto, che amiamo passare di qui e fermarci a fare questa piccola eresia che è bere al mattino, insieme ai vecchietti veneziani e i netturbini che qui ci verranno probabilmente da quando il bacaro ha aperto. Più tardi si anima di turisti e studenti.
Fabio, l’attuale titolare – e figlio di Gabriele detto “Lele” che al bacaro ha dato il nome – in un’intervista afferma «È bello quando qualcuno torna, e magari è pure straniero». Quindi che cosa vi possiamo dire se non: andate a trovarlo… ma soprattutto TORNATE a trovarlo!
Ma attenzione, è chiuso la domenica e il sabato gli orari sono ridotti.
Canareggio, del Ghetto ebraico di Venezia e di “altri ghetti”
Vogliamo mettere in chiaro una cosa: il nostro quartiere preferito è Canareggio, seguito da Castello. Canareggio è il quartiere più popoloso di Venezia e ospita al suo interno quello che era il Ghetto ebraico della citttà. Il ghetto era un’enclave che la notte veniva chiusa a chiave da possenti porte (una era situtata in prossimità del Ponte delle Guglie). Della comunità ebraica Venezia aveva bisogno, in primo luogo perchè i mercanti ebrei erano una fonte di prestiti sonanti per le casse della Serenissima e poi per le tasse altissime che venivano loro imposte. In cambio di queste tasse, avevano diritto di professare il loro culto in un paese cristiano.
Le sinagoghe di Venezia erano cinque, alcune delle quali sono ancora visitabili facendo riferimento al Museo Ebraico. Prima del 1516, la zona era occupata da fonderie (getto), e solo dopo quell’anno fu designata come luogo di residenza per la comunità ebraica di Venezia che con una serie di limitazioni potè insediarsi qui; proprio a Venezia potrebbe quindi essere stato coniato il termine “ghetto” che finì per designare i quartieri ebraici di tutta Europa. Vi rimando al post di Beescover per qualche approfondimento in più sul ghetto di Venezia!
Un fatto molto curioso e poco conosciuto, è che erano presenti a Venezia luoghi di reclusione semi-coatta sotto forma di palazzi anche per altre comunità.
Quella tedesca – formata principalmente di boemi e ungheresi – era opsitata nel Fondaco dei Tedeschi che oggi è un centro commerciale situato ai piedi di Rialto che ha il solo pregio di garantire l’accesso al pubblico ad una vista mozzafiato sul Canal Grande dal suo tetto.
C’è quella ottomana che doveva soggiornare nel Fondaco dei Turchi (oggi Museo di Storia Naturale). Venezia e gli ottomani si combatterono a lungo, ma furono anche ottimi partner commerciali: vi segnalo un post per approfondire l’influenza italiana a Istanbul e una paper che invece parla dell’influenza ottomana a Venezia.
Vogliamo dimenticare gli Armeni, tra le varie comunità che Venezia ha ospitato nel corso della storia? Direi di no. Basta osservare i toponimi per individuarne di chiaramente legati agli armeni: Ruga Giuffa (da Julfa che ora si trova in Iran) era il quartiere dei mercanti armeni. Poco distante, vicino al Sottportego degli Armeni si affaccia ancora la Chiesa di Santa Croce degli Armeni. Ultimo, ma non meno importante è il lascito veneziano risalente al XVIII secolo di un’intera isola – che oggi ospita ancora il Monastero di San Lazzaro degli Armeni – alla comunità cristiana armena di Mechitar di Sebaste in fuga da Modone nel Peloponneso. Su quest’isola sono conservati 170 mila antichi volumi e 4.500 manoscritti che rappresentano la raccolta più ricca di testi per la comunità della diaspora armena. Il monastero è visitabile ogni giorno alle 15.25 solo su prenotazione, come indicato sulla pagina facebook dei religiosi.
A questo punto vi sarà venuta un po’ di fame. Vero? Ecco i nostri consigli, i migliori bacari che abbiamo provato in zona Canareggio:
Bar a Le Guglie – i Tramezzini
L’aria totalmente senza pretese è per noi parte integrante del suo fascino. Non abbiamo mai mancato l’appuntamento con i tramezzini e lo spritz di questo bar a due passi dalla bolgia, ma mai pienissimo e mai privo di una vasta scelta di tramezzini farciti con ogni ben di dio, incluso il baccalà alla veneziana.
Al Timon – cicchetti e spritz in barca
Oltre ai cicchetti molto vari e buoni, quello che amo di questo locale sempre affollato di studenti è la barca ancorata fuori dal locale sulla quale ci si può accomodare. Cosa c’è di meglio che sorbire dell’ottimo spritz a pezzi umani (non quelli di Milano, per intenderci) mangiando dei cicchetti conditi in modi creativo e riposando i piedi dopo una lunga camminata?
Vino Vero – il paradiso per del vino naturale
Per chi ama il vino, e magari lo preferisce naturale, a pochi passi da Al Timon c’è Vino Vero.
Abbiamo passato una buona mezz’ora a chiacchierare con il titolare di questa enoteca e ci ripromettiamo ogni volta di tornare a trovarlo per vedere cosa è cambiato da allora.
Ca’ d’Oro alla Vedova, le polpette più buone
Qui ci si va per un motivo: le loro polpette. Non lasciatevi spaventare dalla fila (ma finché ci sarà il covid19 mantenete le distanze di sicurezza eh!) perché qui un cestino di fragranti e morbide polpettine e un’ombra di vino sono imperdibili, mangiati in piedi al banco ovviamente.
Cimitero di San Michele
Come afferma il titolo del libro di Tiziano Scarpa: “Venezia è un pesce“. Ma cosa sono allora le isolette sparse intorno al corpo centrale della città sull’acqua?
Tutti conoscono il Lido, Burano e Murano. In questo articolo abbiamo già parlato di San Lazzaro degli Armeni; ma avevate mai sentito parlare del Cimitero di San Michele, sull’omonima isola? Qui sono seppelliti grandi artisti del passato come Ezra Pound e Igor Stravinsky, e se come noi pensate che la storia di una città la si può imparare anche passeggiando nei sui cimiteri monumentali allora forse è un luogo, che con il giusto rispetto del contesto, dovreste visitare.
Dorsoduro
Dorsoduro è uno dei sestieri di Venezia, quello che ospita l’università e buona parte del patrimonio artistico della città e di alcuni dei musei d’arte più interessanti e all’avanguardia.
Dorsoduro Museum Mile
Non tutti lo sanno ma dal 2020 i musei di Dorsoduro si sono associati in maniera da garantire l’accesso a un prezzo di favore a chi abbia già visitato uno dei musei del network. Di questa offerta fanno parte anche la Peggy Guggenheim Collection e la Galleria dell’Accademia. Trovate maggiori info qui.
A proposito della Galleria dell’Accademia: noterete certamente che il ponte che si trova nei suoi pressi si discosta moltissimo dallo stile del resto della città, con il suo aspetto schiettamente industriale basato su travi in legno e metallo. Ebbene, il Ponte dell’Accademia (o della Carità, dal Complesso della carità che si trovava proprio ai suoi piedi e in cui sono state insediate l’Accademia e la Galleria di Belle Arti) è un’aggiunta relativamente recente; il Ponte di Rialto è stato infatti per 300 anni l’unico punto di attraversamento pedonale del Canal Grande. Questo è cambiato sotto la dominazione austriaca (1848-1866) quando appunto fu costruito il ponte dell’Accademia, attraversabile con un pedaggio. Il ponte che vediamo oggi non è però quello originale, che come è prevedibile – data la natura liquida di questa città – ha subito ricostruzioni e continui restauri negli anni a causa dell’usura dei materiali.
Osteria al Squero e Squero San Torvaso
Lo squero è quel luogo dove le gondole vanno a dormire. L’Osteria allo squero è uno di quei posti dove ti stupisci di quanto un luogo possa essere off-the-chart pur essendo letteralmente a due passi dal centro del mondo turistico, di una delle città più visitate del mondo.
Small Caps
C’è un posto che ci piacerebbe consigliarvi nel caso vogliate portarvi a casa un souvenir da Venezia. E’ lo studio di questi creativi che abbiamo casualmente trovato passeggiando per il quartiere e che ora si trova in Campo Santa Margherita. A Small Caps ne hanno viste tante, inclusi gli allagamenti dovuti alle altissime maree del 2019. Le stampe ritraggono Venezia con uno stile minimal, che non dimentica mai di lanciare una riflessione sulla strada che ha intrapreso la città ormai soffocata dall’overtourism. Vicino a Small Caps troverete anche la Libreria Marco Polo, che non è niente male!
Oltre a produrre e vendere le stampe nel loro negozio fisico, hanno anche uno shop online.
Attraversare con la gondola
Non molti lo sanno, ma non serve un capitale per provare l’ebrezza di attraversare i canali di Venezia in gondola.
Una curiosità che non tutti conoscono, è che in diversi punti della città – in modo particolare dove i canali si allargano e non ci sono ponti – esiste un servizio di attraversamento in gondola. Tra la stazione ferroviaria e San Marco ci sono 7 Stazi di Gondole:
- Fondamenta S. Lucia – Stazione
- San Marcuola – Fóndaco dei Turchi
- San Samuele – Cà Rezzónico
- Campo Santa Maria del Giglio – Salute
- San Tomà – Santo Stefano
- Rialto Mercato – Cà D’Oro
- Riva del Carbòn – Fondamente del Vin
Attraversare il canale in questo modo costa 2 € per i turisti, e 0.70 cent di euro per i residenti.
Castello – la vera venezia
Chiudiamo con un suggerimento che è anche un promemoria per noi stessi. Uno dei quartieri più affascinanti e sottovalutati di Venezia è Castello, la coda del pesce a Ridosso dell’Arsenale. Qui si trova l’anima popolare di Venezia, non a caso a ridosso dei cantieri navali una volta tanto fiorenti e attivi. Qui si trovano le osterie “di paese” che veramente conoscono uno per uno i loro clienti abituali, e che sfoggiano senza consapevolezze radical alcolici e bibite gassate “d’altri tempi”. Ovviamente non mancano i luoghi d’interesse storico-artistico come la Chiesa di San Francesco della Vigna, che racchiude un vero e proprio “giardino segreto” affacciato sul mare dove i monaci ancora oggi coltivano le viti che storicamente danno il nome alla chiesa, nota anche per le sue misure cabalistiche, la facciata di Palladio e le opere figurative serbate al suo interno (Tiepolo, Bellini, Paolo il veronese).
A Castello vi invitiamo a perdervi, a disorientarvi. Cosa che non vi dovrebbe essere difficile se avete seguito alla lettera il nostro Bacaro tour 😉
3 spunti di lettura su Venezia, per concludere:
- La guida Corto Sconto che abbiamo citato all’inizio di questo post
- L’accorato libricino scritto da Tiziano Scarpa, intitolato “Venezia è un pesce” edito da Feltrinelli che vi sussurrerà all’orecchio le storie di una Venezia che forse non c’è più, o forse si…
- Guida ai Giardini di Venezia di Mariagrazia Dammicco
- Questo sito super documentato sulle chiese di Venezia
- Il blog Humans of Venice perchè come tutte le città anche Venezia non è un oggetto di consumo, ma un luogo che ancora molti chiamano “casa”
Ecco, ora sapete anche voi perché – come Hugo Pratt – pensiamo anche noi che Venezia sia il centro del mondo. Vi abbiamo mentito, Venezia è per noi un pezzo di cuore.
1 commento
Grazie, finalmente un articolo che ci fa capire come le specialità a Venezia non mancano e bisogna provare e vedere tutto. Nelle calli più strette, più nascoste si possono trovare i posti migliori. Venezia non è fatta solo per essere visitata, ma anche per bere in tranquillità uno spritz o un’ombra di vino lungo la laguna con in mano immancabilmente un cicchetto.