Le città in cui mi sono soffermata durante il mio viaggio abbastanza per poter dare qualche “dritta” sono quattro: Tokyo (di cui ho parlato in questo post), Kanazawa, Kyoto e Osaka.
Dopo aver lasciato Tokyo con un comodo Shinkansen siamo arrivati a Kanazawa per visitare la città con il suo mercato coperto e il suo famoso giardino, il Kenrokuen. Dopo la visita a Kanazawa non posso negare che vorrei farmi assumere come giardiniere di quel parco, non perché abbia un pollice verde invidiabile ma perché vedere tutti quei giardinieri fare il loro lavoro mi ha avvicinato alla mentalità zen, e alla meditazione più di quanto non abbia fatto lo yoga! Lo dico scherzosamente, ma non troppo…
Dopo diversi giorni a Tokyo (ma sopratutto dopo la notte passata nel Manga Kissa per poi visitare il Mercato del pesce) eravamo a dir poco provati.
Si, eravamo in vacanza; no, non ci piace rilassarci in vacanza. Nonostante questo abbiamo visitato con piacere il parco al nostro arrivo, e dopo un piacevole pisolino ristoratore nel tardo pomeriggio abbiamo ripreso la nostra missione esplorativa per trovare un locale dove rifocillarci. Nonostante l’ora tarda non ne abbiamo trovato uno, ma ben due. O forse sarebbe meglio dire che il primo lo abbiamo trovato noi, e il secondo ha trovato noi.
Kanazawa
- Quattro: siamo entrati in questo pub incuriositi dal fatto che il suo nome fosse italiano (così come la sua offerta di vini e il Limoncello), che offrisse delle birre artigianali e per l’aspetto piuttosto originale del suo ingresso. L’abbinata di tutti questi elementi ci sembrava piuttosto bislacca e dato che molti ristoranti erano ormai chiusi per via dell’orario ci siamo lanciati. Inoltre, qualche sera prima il titolare di Uokoshi a Tokyo ci aveva incitati ad assaggiare almeno una volta in Giappone la cucina italiana, assicurandoci che i giapponesi erano senza ombra di dubbio i migliori a riproporre la cucina del nostro paese. Incuriositi da questa affermazione abbiamo assecondato la sua richiesta proprio grazie a questo locale dal design minimale. Insieme ad alcune birre artigianali locali suggerite dal titolare del locale abbiamo provato una pasta ai funghi che ci ha stupito: non era scotta (come ci aspettavamo) e il sugo tutto sommato non era affatto male. Prova superata! Ma sicuramente in Giappone è meglio approfittare per assaggiare le mille bontà locali che offre questo paese.
- Yakiniku Senza Nome
Una delle più belle esperienze a livello umano in Giappone l’abbiamo vissuta proprio a Kanazawa in questo ristorante. Purtroppo non so dire quale sia il nome di questo Yakiniku (ristorante specializzato nella cottura delle carni) minuscolo e low profile. Ci siamo entrati quasi per sbaglio: siamo stati preceduti da due avventori che si sono precipitati al bancone prima che noi ci decidessimo ad entrare. Il titolare vedendoci sulla porta in procinto di allontanarci ci ha invitati a entrare, nonostante non ci fosse più posto al bancone nella piccolissima sala al pian terreno. Siamo entrati e ci ha fatti salire al piano superiore, facendoci accomodare in una stanza dove a malapena era possibile stare in piedi. Abbiamo preso una birra e il gestore, un ragazzo che non parlava altra lingua che il giapponese è salito per prendere gli ordini facendosi aiutare da tre clienti che (almeno in teoria) erano in grado di comunicare con noi. Abbiamo lasciato che fossero loro a scegliere per noi. Poco più tardi è salita la madre del gestore per grigliare sotto i nostri occhi la carne. Abbiamo poi scoperto che si trattava di guancia e pancia di manzo. Abbiamo mangiato, sotto gli occhi curiosi del titolare e dei suoi amici, che nel frattempo ci avevano già proposto di andare al mare il giorno seguente con loro e una volta scoperto che eravamo diretti verso Kyoto ci hanno suggerito tanti posti da visitare nella nostra meta. Siamo rimasti davvero stupiti dalla curiosità di questi ragazzi. Fino a quel momento i giapponesi che avevamo incontrato ci avevano trattato piuttosto con freddezza ed è stato bello scoprire che talvolta non serve una lingua comune per comunicare!
Non riuscendo a fornire un nome vi lascio la foto dell’entrata e come riferimento vi segnalo il drink bar al suo fianco, il Poker Face Bar che è molto più facilmente rintracciabile su internet e sulle mappe online. Riconoscerete lo Yakiniku dalle lampade di carta appese al di fuori dal locale. - O-nigiri shop
Nel combini (convenience store) della stazione di Kanazawa, al piano terra, troverete un chioschetto mono-prodotto dedicato agli o-nigiri. Se siete in partenza da questa stazione non perdete l’occasione per scegliere tra le tante ricette a disposizione in questo posto. Gli o-nigiri sono freschi come potete constatare osservando i cuochi intenti a prepararli sotto i vostri occhi per ri-assortirli. Se non passate da Kanazawa non temete: non saranno così vari e freschi, ma tutti i convenience store offrono nei loro banchi frigo diversi tipi di questi snack.
Kyoto
- Arabica Coffee 100% (Harashiyama)
Dopo giorni e giorni passati a desiderare un buon caffè, come succede a tutti gli italiani all’estero, non ho resistito al richiamo di questa caffetteria hipster e minimale ai piedi di Harashiyama. E non me ne sono pentita dato che la caffetteria-torrefazione è una delle migliori di Kyoto, come ho scoperto poi. - Yataiya Izakaya
Questo Izakaya – consigliato dai gestori della Yululu Guesthouse in cui risiedevamo la prima notte a Kyoto – ci ha davvero salvato la serata il giorno in cui siamo arrivati a Kyoto stanchi e affamati. Come ho già detto dopo una certa ora, all’incirca le 9.30, è difficile sedersi in un ristorante e riuscire a mangiare. Le Izakaya, per turisti intraprendenti, garantiscono una spesa leggermente più bassa, orari più elastici e ottimi piatti variegati fra cui scegliere. Qui ci saremo tornati anche la sera seguente se avessimo potuto. Ottimo rapporto qualità prezzo, e facendo una ricerca sui vari equivalenti di TripAdvisor giapponesi scoprirete che è molto amato anche dai giapponesi.
Una nota di merito – in fatto di cibo – va anche a chi gestisce l’originale ostello in cui abbiamo soggiornato: i loro o-nigiri offerti gratuitamente a colazione insieme al the (a tutti gli ospiti) sono stati davvero una bella sorpresa. - Arashiyama Yoshimura
In questo ristorante – frequentato da tantissimi giapponesi che nel weekend amano indossare i loro Yukata e visitare templi e luoghi turistici in zona – assaggerete il tofu più buono della vostra vita e farete la vostra conoscenza con i veri soba. Il cibo era buonissimo, ma l’atmosfera donata dal giardino giapponese fuori dalle grandi vetrate e dalla vista del fiume sono ciò che fa di questo ristorante un posto unico e fuori dal mondo. Non potrò mai ringraziare la nostra amica per averci guidato fino a qui! A pochi passi da qui vi aspetta la famosa foresta di bambù di Arashiyama. - Aguuru Okinawa Restaurant
Era un mio grande desiderio andare anche a Okinawa durante questo viaggio. Purtroppo il numero limitato di giorni ce l0 ha impedito. Questo ristorante è il miglior ristorante dedicato alla cucina di Okinawa a Kyoto, e non ce lo siamo fatti scappare! Cosa provare in un ristorante che si occupa delle specialità delle isole più a sud del Giappone? Chiedete le strane alghe simili a grappoli d’uva: sono davvero buone!
Osaka
Lo ammetto volentieri, a Osaka ci siamo lasciate guidare da una mia carissima amica che ci ha aiutato a scoprire in un solo giorno tanti posti davvero curiosi (e gustosi) di questa città. A volte essere guidati è davvero piacevole.
- Takoyaki Dotonbori Kukuru
Nel colorito quartiere Dotonbori abbiamo assaggiato quello che molti definiscono il miglior takoyaki della città. I takoyaki sono delle frittatine sferiche che nascondono una sorpresina: del polipo! Questo locale street food è piuttosto famoso proprio per la misura dei pezzi di polipo nascosti all’interno della pastella. Ve lo assicuro, mai mangiato qualcosa di così delizioso! - Ichiran Ramen
Abbiamo scoperto anche questo storico paradiso del ramen grazie alle amiche giapponesi che ci hanno accompagnato alla scoperta della città. Chi avrebbe mai detto che la fila (sempre un buon segno) portasse ad un distributore automatico di biglietti, e che i biglietti fossero la merce di scambio per poter comprare uno dei ramen più buoni della città? Il mio stupore non si è fermato al distributore automatico: una volta preso il biglietto si viene accomodati in una stanzetta piccolissima dove su due lati sono allineate delle sedute contro un bancone. Ciascuna seduta dà le spalle a quella dietro, ed è rivolta verso una fessura nel muro attraverso la quale l’ordine viene passato per essere preparato. Una volta ricevuto il ramen la fessura nel muro viene chiusa per permettere al cliente di guastare il suo ramen personalizzato (tramite un menu da cui scegliere le caratteristiche del piatto). Ogni seduta può essere separata da quelle al suo fianco con dei divisori removibili. Qui si mangia velocemente, per poi tornare al lavoro oppure correre a prendere il treno. Ma con una cena così, sarei felice di fare il pendolare anche io…
Finisce qui il mio viaggio gastronomico, almeno per quanto riguarda questo viaggio. Spero di avervi incuriositi, ma sopratutto invogliati a fare una pazzia: visitare skyscanner e vedere quando partirà il primo volo economico per questo paese stupefacente!