Mentre ripartivamo tutti soddisfatti da Can Tho alla volta di Chau Doc, per strada, ha colpito la nostra attenzione un carretto coloratissimo e chiassoso dal quale venivano lanciati dei foglietti dorati e delle finte banconote. Al suo interno una cassa acustica e una dozzina di persone sorridenti, sembrava un carro pubblicitario o di carnevale. La curiosità ci ha fatto avvicinare ulteriormente al carro mentre viaggiavamo spediti, siamo così riusciti a scorgere… una bara!
Ebbene si, quello a cui stavamo dando la caccia era un funerale buddista vietnamita. La curiosità immane e la possibilità di fare slowtravel ci ha convinto ad abbandonare momentaneamente la nostra meta per inseguire il carro: solo a quel punto ci siamo accorti che le persone a bordo dei motorini (molti recanti in mano bastoncini di incenso) e quelle sedute in corriera intorno a noi erano i partecipanti al funerale! Una volta arrivati al cimitero, prima in maniera cheta, poi con più sicurezza dopo essere stati invitati ad entrare, ci decidiamo a presenziare alla cerimonia. Che dire? Il funerale buddista vietnamita è una festa: certo qualche lacrima da parte dei parenti più stretti l’abbiamo vista ma per il resto si mangia (anche a noi hanno offerto un panino e dell’acqua), c’è tanta musica, si chiacchiera amabilmente e, non solo è concesso, ma è opportuno fare foto! Praticamente come un matrimonio da noi. Il momento più toccante è quello della cremazione in cui gli astanti danno l ultimo saluto alla salma prima che il forno faccia il suo dovere mentre in sottofondo passano una musica swingata che sembra “Life in a glasshouse” dei Radiohead.
Per Urbo non ci sono dubbi: il suo funerale dovrà essere in stile buddista vietnamita.
Terminata la cerimonia ci siamo diretti verso Chau Doc, al confine con la Cambogia, metà di pellegrinaggi buddisti grazie al Nui Sam, colle sacro, unico rilievo in un mare di verdi risaie. Sul fiume la città moderna si contrappone ai villaggi dei pescatori con le loro casette sulle palafitte. Ci siamo inoltrati in uno di questi villaggi che, di primo acchito, sembrano sospesi in un’altra dimensione, fatta d’acqua. Abbiamo passato il tramonto a chiacchierare a colpi di gesti e Google translate in un bar palafitta con due locali molto simpatici. Degna conclusione di una risalita del Mekong che ha superato ogni aspettativa.